Non solo a Hollywood: lo scandalo delle molestie sessuali ha colpito anche il settore tech, precisamente Google. L’azienda stessa rende noto di aver licenziato 48 dipendenti negli ultimi due anni, per presunte molestie (13 dei quali erano dirigenti). Tra questi spicca Andy Rubin, creatore del celebre sistema operativo Android, cui il colosso di Mountain View avrebbe dato una fin troppo generosa buonuscita.
Rubin fu accusato da una donna, con la quale aveva una relazione extraconiugale, di averla costretta a del sesso orale in una camera d’albergo nel 2013. BigG, dopo aver indagato a fondo, concluse che la denuncia fosse credibile e l’amministratore delegato Larry Page chiese le dimissioni del “papà di Android”. Tuttavia, il comportamento di Google nei confronti dei dirigenti accusati non fu proprio dei migliori, come fa notare il New York Times:
Google avrebbe potuto licenziare Rubin e pagarlo poco e niente. Invece la società gli ha concesso una buonuscita da 90 milioni di dollari, con rate mensili da circa 2 milioni per quattro anni. L’ultimo pagamento è previsto per il prossimo mese.
Andy Rubin era uno dei tre dirigenti che Google ha protetto negli ultimi anni, in seguito alle accuse di molestie sessuali. In due casi ha licenziato i dirigenti senior, ma ha attutito il colpo pagandoli fior di milioni per andarsene, pur senza alcun obbligo legale. Nel terzo caso, il dirigente è addirittura rimasto presso l’azienda, occupando una posizione ben retribuita.
Il New York Times ha ottenuto documenti aziendali e giudiziari, e ha parlato con oltre 30 dipendenti (ex e attuali) della società riguardo agli episodi, alcuni dei quali furono vittime. La maggior parte ha chiesto di rimanere anonima perché vincolata da accordi di riservatezza. Il vicepresidente responsabile del personale di Google, Eileen Naughton, ha dichiarato di voler esaminare seriamente ogni denuncia e ha affermato:
Negli ultimi anni rispondiamo con severità ai comportamenti inappropriati da parte di chi occupa determinate posizioni.
Lo scandalo delle molestie sessuali si ripercuote anche sulla borsa, dove Google perde più del 3%.
Aggiornamento: Rubin ha commentato l’articolo del New York Times su Twitter, dichiarando che la storia raccontata dal giornale conterrebbe numerose inesattezze, come la sua posizione presso l’azienda ed “esagerazioni” sul compenso ricevuto. Inoltre, afferma di non aver mai costretto una donna a del sesso in una stanza d’albergo e che le accuse farebbero parte di una campagna diffamatoria per gettare fango su di lui in vista del divorzio e dell’affido.
https://twitter.com/Arubin/status/1055632399172755456