Il surplace (o track stand in inglese), è una tecnica utilizzata dai ciclisti, soprattutto nelle gare di velocità o su pista, per restare in equilibrio quasi fermi, limitandosi a dei piccoli movimenti in avanti e indietro. È ciò che ha permesso di scoprire un bug nel software che gestisce la Google self-driving car, ovvero la vettura a guida autonoma del gruppo di Mountain View. Al tempo stesso, paradossalmente, quanto accaduto ne ha messo in luce l’affidabilità.
L’episodio è stato raccontato da un ciclista sul forum del sito RoadBikeReview. In breve, si è trovato in prossimità di un incrocio a quattro vie, dovendo dare la precedenza alla Lexus di Google. Ha così deciso di effettuare un surplace anziché di poggiare i piedi a terra, per consentire all’automobile di proseguire occupando la carreggiata. Il veicolo ha però identificato la sua presenza, a causa dei piccoli movimenti generati, dunque pur potendo avanzare è rimasto fermo.
Dopo alcuni secondi in cui il ciclista è rimasto perfettamente immobile, la self-driving car ha iniziato la sua marcia, fermandosi improvvisamente non appena questo si è mosso di pochi centimetri per recuperare l’equilibrio. L’azione si è ripetuta un paio di volte e, all’interno del veicolo, due persone (con tutta probabilità tecnici o ingegneri di Google) hanno iniziato a digitare sul proprio laptop, ridendo, a dimostrazione di come tutto fosse comunque sotto controllo.
Eventi di questo tipo sono esattamente ciò che bigG cerca nel corso dei suoi test. Situazioni difficilmente prevedibili a tavolino, che possono essere interpretate in modo non corretto dal software di bordo, portando così alla luce l’esigenza di apportare una modifica al codice. La cosa più importante, comunque, è rappresentata dal fatto che il sistema abbia preso in ogni caso la decisione più sicura, sia per i passeggeri a bordo che per gli altri occupanti della strada, interrompendo la propria corsa pur avendo diritto di precedenza.