Come ormai accade puntualmente all’inizio di ogni mese, il gruppo di Mountain View ha pubblicato un report dettagliato in cui illustra i progressi effettuati nelle settimane precedenti dal proprio progetto legato alla guida autonoma. Quello relativo a giugno mette in evidenza soprattutto le modalità con le quali le Google self-driving car interagiscono con i ciclisti.
Si tratta di un mezzo certamente più difficoltoso da riconoscere per la strumentazione di bordo rispetto alle vetture. Già in passato si è discusso di alcuni problemi. A quanto pare bigG ha però fatto notevoli passi in avanti, per assicurare ad ogni occupante della strada il massimo grado di sicurezza, indipendentemente dal modo utilizzato per spostarsi. L’azienda assicura che i sensori e gli algoritmi impiegati sono in grado di identificare anche i monocicli, ovvero quelli a una sola ruota, così come i segnali manuali di chi pedala, ad esempio l’esporre una mano per indicare una svolta imminente in quella direzione.
Osservando i ciclisti sulle strade e nei circuiti privati di test, abbiamo insegnato al nostro software a riconoscere i loro comportamenti più comuni, aiutando le auto a prevederne la traiettoria. I nostri sensori possono identificare i segnali effettuati da un ciclista con le mani come indicazioni dell’intenzione di svoltare. I ciclisti spesso effettuano segnali manuali prima di girare e il nostro software è progettato per ricordare quelli visti in precedenza, così da poter meglio anticiparne i movimenti durante la guida.
Nel mese di giugno sono state complessivamente 58 le vetture a guida autonoma di Google in circolazione sulle strade di quattro stati d’oltreoceano: 24 sono versioni modificate del SUV Lexus, mentre 34 sono i prototipi visibili nell’immagine di apertura e nella galleria di seguito. La distanza percorsa in modalità self-driving è stata 81.757 miglia (1.725.911 miglia dall’inizio del progetto), circa 16.000 miglia ogni settimana.