Che l’impegno di Google vada ben oltre le ricerche sul Web e l’advertising online è ormai risaputo. Uno dei progetti più avveniristici e interessanti che hanno preso vita negli ultimi anni a Mountain View riguarda la cosiddetta Google Self-Driving Car, un’automobile in grado di guidare in modo del tutto autonomo, senza l’intervento dell’uomo. L’intenzione di bigG è quella di perfezionare la tecnologia per consentirne l’esordio sul mercato entro i prossimi tre o cinque anni, ma prima di allora sarà necessario risolvere alcune problematiche di tipo legale.
Inutile dire che l’esordio di una quattro ruote pilotata da un software rappresenta una vera e propria rivoluzione nell’ambito dei trasporti. Le compagnia assicurative, ad esempio, dovranno completamente rivedere le dinamiche di attribuzione della responsabilità in caso di incidente. NHTSA (U.S. National Highway Traffic Safety Administration), l’agenzia governativa statunitense che si occupa della sicurezza su strada, chiede inoltre garanzie ben precise sull’affidabilità del sistema. Per questo motivo Google ha già chiesto e ottenuto l’autorizzazione per dare il via alla fase di test sull’asfalto di California, Nevada e Florida.
[youtube]cdgQpa1pUUE[/youtube]
Del progetto è tornato a parlare la scorsa settimana il product manager Anthony Levandowski, in occasione del meeting Society of Automotive Engineers andato in scena a Washington, ribadendo che l’obiettivo di bigG non è quello di lanciarsi nel campo della produzione di quattro ruote, bensì di continuare lo sviluppo della tecnologia equipaggiata dalla Google Self-Driving Car. Ecco un estratto tradotto del suo intervento.
Stiamo puntando alla creazione di automobili capaci di guidare in modo più sicuro rispetto a quanto fanno oggi le persone. Non sono in grado di promettervi che ne avrete un modello in garage il prossimo anno. La previsione è quella di rendere disponibile la tecnologia entro il 2018, ma in questo momento non sappiamo ancora in che modo.
La priorità di Google è dunque quella di dar vita a un sistema che possa contribuire a ridurre il numero di incidenti sulle strade americane, che ogni anno costano la vita a oltre 33.000 persone. In che modo non è dato a sapere, forse stringendo partnership con le case automobilistiche. Su questo aspetto Levandowski non ha lasciato trapelare nulla.