A distanza di pochi giorni dall’annuncio della chiusura di Google Reader, tutto appare più chiaro. Lo si era infatti ipotizzato fin da subito: la chiusura del servizio potrebbe non essere soltanto una scelta dettata dalla necessità di focalizzare gli investimenti, come da dichiarazioni ufficiali del gruppo, ma bensì una scelta precisa dettata dalla necessità di cambiare direzione.
Quella che poteva sembrare una scelta “subita”, insomma, appare ora come una mossa di ben altro profilo: l’azienda di Mountain View potrebbe aver deciso di sfidare apertamente gli RSS, cercando di calamitare altrove gli utenti per cambiare il paradigma con cui si rischia di strutturare il futuro accesso all’informazione.
Il che cambia completamente le carte in tavola, il modo di leggere la storia ed il modo di interpretare le mosse di Mountain View.
La nuova chiave di lettura gode di un particolare in più rispetto ai giorni scorsi: Google ha annunciato e messo immediatamente in atto la rimozione del supporto ad una estensione che garantiva la facile sottoscrizione agli RSS tramite il browser Chrome. A seguito della scomparsa dell’estensione, tutti gli utilizzatori di Chrome (milioni e milioni di persone) non hanno di fatto più alcuno strumento facilitato con cui accedere agli RSS tramite il browser che hanno scelto come navigatore predefinito. Una scelta, per molti, “evil”.
Una scelta strategica, dunque, ma che non ha strettamente a che vedere con il successo degli RSS: Google ha scelto di non supportare più tale tecnologia poiché probabilmente ha ravvisato in questa direzione troppi pericoli per il proprio mercato. Due colpi ben assestati e gli RSS immediatamente barcollano: stop a Google Reader, sto agli RSS su Chrome. Poi si vedrà.
RSS, una minaccia
Ci sono validi motivi che potrebbero far pensare agli RSS come ad una minaccia per Google. Non che gli RSS siano una novità, anzi. Tuttavia fino ad oggi Google aveva dimostrato di saper crescere senza problema alcuno non solo al fianco degli RSS, ma anche cavalcandone l’ascesa. D’ora innanzi, invece, un calcolo di opportunità potrebbe suggerire orizzonti differenti.
Nel momento in cui si accede ad un flusso di informazioni tramite Google, tendenzialmente si è scelto uno strumento in grado di mettere ordine (tramite algoritmi) ad un canale disorganizzato, ampio e non strutturato di fonti. Nel momento in cui si accede ad un flusso di informazioni tramite Feed RSS, invece, si compie una scelta precisa, una selezione a monte, un’organizzazione vissuta con protagonismo ed una strutturazione del flusso sulla base delle proprie necessità. Scelte opposte, insomma, frutto di modi differenti di interpretare l’informazione ed il proprio rapporto personale con la stessa.
Eliminare gli RSS dalla vista degli utenti significa per Google riportare su di sé l’attenzione delle masse. Significa tornare ad essere il vigile che veicola il traffico. Con ogni evidenza, Google potrebbe aver optato per scelte tanto coraggiose in virtù di forti potenzialità in divenire: ripristinare la piena centralità della ricerca nell’accesso alle informazioni da parte degli utenti. Del resto tutto quel che è RSS Reader e derivati (quali Zite e similari) toglie a Google parte del potere, spostando altrove i flussi del traffico e dirottando in altri luoghi la pubblicità. Motivi solidi, insomma, che lasciano poco spazio alla nostalgia per gli RSS o agli integralismi che vorrebbero salvaguardarne l’istituto.
Cosa viene dopo gli RSS
Google non può però pensare di togliere agli utenti gli RSS credendo che possa essere sufficiente. La mossa del gruppo, se ben motivata da un punto di vista strategico, rischia tuttavia di divenire un boomerang se l’azienda non saprà proporre modelli alternativi forti. Google+ potrebbe essere la via più logica e breve per raccogliere il risultato: trasformare il social network anti-Facebook in un reader per notizie, basato però su cerchie sociali invece che su feed, potrebbe raccogliere più obiettivi attorno ad una sola strategia:
- portare maggior traffico verso G+, social network bulimico fortemente bisognoso di nuova utenza;
- portare maggior coinvolgimento verso G+, social network che necessita di utenti realmente presenti ed attivi;
- portare articoli su G+, social network che necessita di contenuti su cui catalizzare l’attenzione dell’utenza presente e le condivisioni relative;
- portare l’informazione su G+, oltre che le condivisioni degli status personali, per creare un profilo migliore delle pagine anche dal punto di vista commerciale.
Google Reader era per Google un vicolo cieco: sublimare un investimento ad interesse nullo in una opportunità significa mettere in gioco poco per riuscire ad ottenere molto in cambio in prospettiva. Tutto ciò, però, a sacrificio di una tecnologia che ha scritto la storia e che Dave Winer continua a difendere senza alcun timore reverenziale nei confronti di Mountain View:
Google shutting down Reader on such short notice is like United Airlines deliberately crashing a 747, with a million passengers on board.
— Dave Winer ☮ (@davewiner) 15 marzo 2013
Google News dopo gli RSS
Unendo i puntini, sembra delinearsi una situazione sufficientemente chiara che nel tempo è destinata a dipanarsi con maggior linearità. E se le tesi odierne saranno confermate, allora i prossimi cambi di orizzonte potrebbe viverli Google News.
Il servizio, infatti, si nutre di fatto di RSS: ogni fonte fornisce a Google News il proprio feed per consentire a Google di identificare immediatamente le notizie ed archiviarle per portarle in evidenza costruendo così, proprio sugli RSS, la propria attività. Non solo: da alcuni mesi anche la rubrica “dalla redazione” chiede alle fonti selezionate un feed RSS dedicato ove le redazioni selezionano le notizie di maggior richiamo per dare risalto maggiore alle notizie di maggior importanza.
Tutto ciò potrebbe presto deviare verso una nuova dimensione: se davvero G+ è l’orizzonte che il destino ha scritto per gli RSS nel mondo di Google, allora le integrazioni saranno presto più evidenti: le fonti avranno la pagina G+ in maggiore evidenza, gli aggiornamenti sul social network troveranno spazio tra le news, “follower” prenderà il posto di “subscription” e poco alla volta tanto l’approccio degli editori quanto quello dei lettori sarà forzato verso questo nuovo modo di intendere l’accesso alle fonti ed all’informazione di primo piano.
Occorre dare tempo al tempo: se è questa la giusta chiave di lettura, allora ulteriori indizi verranno a confermare la cosa nel giro di pochi mesi. Poche settimane, forse. Del resto le scadenze sono note: l’estensione per i feed su Chrome è già scomparsa, mentre Google Reader andrà in scadenza nel mese di Luglio. La strada è segnata, insomma, e Google potrebbe avere ben chiaro in mente ove intenda portare gli utenti in questa nuova vita post-RSS.