L’idea trapela da una indiscrezione pubblicata da Bloomberg: Google potrebbe aver trovato nella pubblicità una via d’uscita dal problema rappresentato da Google Shopping. Il caso è noto ed ha portato il gruppo di Mountain View ad una sanzione dell’antitrust europea pari a 2,42 miliardi di euro, cifra contro la quale Big G ha già fatto sapere di voler ricorrere. Tuttavia la commissione guidata da Margrethe Vestager non sembra intenzionata a mollare il tiro sulla questione e Google potrebbe quindi aver pronto un’asso nella manica da proporre.
La proposta, spiega Bloomberg, è quella di sostituire gli spazi disponibili oggi su Google Shopping con spazi a pagamento a cui qualunque concorrente potrebbe ricorrere. Google, insomma, sarebbe disposta ad andare incontro alle richieste dell’Authority europea, ma lo vorrebbe fare a modo proprio: Google Shopping sarebbe salvo e la bontà della proposta dovrà essere giudicata sulla base dei nuovi equilibri instaurati con il nuovo meccanismo.
I 10 posti principali disponibili sullo spazio dedicato a Google Shopping, insomma, diventano spazi pubblicitari a pagamento a cui qualsivoglia sito rivale potrà concorrere. Tale formulazione, condita con il divieto da parte di Google di utilizzare risorse proprie per veicolare i risultati, potrebbe piacere alle autorità e rispondere così ai desiderata che hanno fatto seguito alla sanzione.
Bloomberg sostiene di aver avuto conferme sulla nuova proposta da tre distinte fonti vicine alla vicenda: Google Shopping diventerebbe in tutto e per tutto un servizio a sé stante, regolato da equilibri differenti rispetto a quelli bocciati dalla sentenza europea ed i risultati messi a disposizione da Google sarebbero etichettati con un apposito “By Google” che posiziona il motore esattamente alla pari rispetto alla concorrenza. In effetti, sulla base di tale formulazione, il principio di equità sarebbe rispettato e l’UE potrebbe cogliere di buon grado tale orizzonte.
Occorre tuttavia attendere ora la reale bozza di proposta formulata: l’attenta analisi della Commissione Europea ha portato ad una storica sentenza per molti versi simile a quella che a suo tempo impose il cosiddetto “Choice Screen” su Windows per evitare l’imposizione di Internet Explorer. Allo stesso modo oggi Google Shopping intraprende una via propria e concorrenziale, i cui confini dovranno però essere vagliati da quella stessa Authority che in precedenza ne ha frenata la corsa.