1.65 miliardi di dollari in azioni Google: tanto vale YouTube, gruppo nato nel Febbraio del 2005 e destinato fin da subito a farsi interprete di una autentica rivoluzione di portata internazionale. Il sito è diventato immediatamente tra i più visti al mondo e tutto ciò semplicemente raccogliendo video “user-generated” nel più classico stile “web 2.0”. Oggi Google fa proprio lo strumento ed una serie di accordi ne delineano un futuro quantomeno roseo.
YouTube è dunque da questa notte di proprietà Google. A Mountain View si è attesa la chiusura di Wall Street prima di dare l’annuncio ufficiale ed ora l’affare verrà concluso entro il prossimo trimestre con uno scambio azionario già concordato. Non è corretto, però, parlare folkloristicamente di GoogleTube: YouTube rimarrà una entità a se stante, con brand ed attività proprie, con gli stessi dipendenti avuto finora e senza perdere alcuna delle caratteristiche che lo hanno portato al successo fino ad oggi. Google semplicemente ne gestirà la ricerca e le promozioni, andando così a monetizzare tentando di far fruttare l’ingente investimento profuso.
Le parti si felicitano per l’accordo e si sottolinea come i due gruppi fossero partner naturali, destinati ad un identico percorso che d’ora in poi ne sovrapporrà il cammino in un unico progetto. Nel comunicato ufficiale non viene mai nominato Google Video, del quale non si specifica dunque alcunchè, ma per il quale il motore di ricerca dovrà trovare un posizionamento diverso per non andare a sovrapporre un asset di maggior valenza e da oggi di piena titolarità.
L’acquisizione smuove pesantemente le acque del mercato anche in conseguenza di una serie di accordi che bonificano del tutto il settore dalle minacce rappresentate dal copyright. Prima della firma si è infatti saputo che Google aveva ottenuto il placet di Sony BMG e Warner Music Group. Non solo: a poche ore di distanza è YouTube a comunicare simili azioni strategiche annunciando l’avvenuto accordo con Universal Music (la prima major a scagliarsi pesantemente contro le musiche adoperate senza rispetto dei diritti all’interno dei video immessi dall’utenza), CBS e Sony BMG. In ognuno di questi casi l’accordo parla chiaro: i vari network e le varie major accordatesi avranno la possibilità di richiedere la rimozione di video non graditi, ma se offrono il loro benestare hanno la possibilità di condividerne gli introiti relativi ottenuti. I video vengono offerti in streaming gratuito e sarà la raccolta pubblicitaria a coprirne finanziariamente i costi.
In generale il mondo finanziario ha premiato fin da subito la possibilità dell’acquisizione: nelle ore precedenti l’annuncio il titolo Google è salito del 2% e nell’after-hour ha continuato a lievitare. A fare da controcanto c’è chi ipotizza guai legali per il servizio nonostante gli accordi già stipulati in quanto sono molte le fonti di contenuto e poca la copertura garantita da accordi già in cassaforte. Al momento comunque l’opinione generale è decisamente positiva e l’entusiasmo dell’operazione nasconde solo qualche ombra che necessiterà a bocce ferme di trovare maggiori spiegazioni: come implementerà Google la pubblicità sul sito? Come cambierà, se cambierà, la policy del servizio? A cosa sarà destinato Google Video? Come verranno identificati e gestiti i video contenenti materiale protetto e non in linea con gli accordi odierni? Su quali presupposti, invece, taluni video verranno scartati rinunciando alla condivisione degli introiti?