La Commissione Europea ha accusato Microsoft di abuso di posizione dominante per come gli utenti vengano veicolati all’uso di Internet Explorer tramite la preinstallazione univoca di Explorer su Windows. La Commissione starebbe addirittura meditando di obbligare Redmond ad includere sul proprio sistema operativo una qualche opzione che offra agli utenti la possibilità di scegliere. E dopo che Mozilla si è unita all’UE nella formulazione delle accuse, ora anche Google si accoda portando nuova linfa contro il gruppo di Redmond.
Una possibilità di scelta obiettiva tra browser differenti: è questa la richiesta della Commissione Europea nei confronti di Microsoft. Fornire Internet Explorer di default infatti sarebbe un vantaggio eccessivo in un mercato che dimostra sempre di più di essere vivace e ricco di alternative valide: oltre al browser di Redmond che ha il 68% del mercato, infatti, c’è Firefox con il 21,5%, Safari con l’8,3% e Google Chrome che arriva all’1%. Tale ricchezza di soluzioni, però, non sarebbe evidentemente frutto di un mercato competitivo e, sebbene ancora la causa debba giungere all’audizione della difesa, la Commissione ha già fatto sapere che l’idea di una distribuzione differenziata dei browser potrebbe essere cosa gradita. La conferma giunge da Jonathan Todd, portavoce della Commissione, il quale ritiene tale possibilità una soluzione valida per offrire all’utenza il pieno controllo della propria attività, senza scelte preordinate.
Così Google ha spiegato la propria decisione di affiancare l’UE in questa battaglia scatenata dalla denuncia di Opera Software: «Crediamo che il mercato dei browser sia ancora molto poco competitivo, cosa che frena l’innovazione». Ora anche il grande motore di ricerca potrà fare accuse e partecipare alle sedute.
Microsoft potrebbe essere costretta ad includere nel suo OS di default i diversi software e far scegliere all’utente al momento del setup quale intende utilizzare, anche se già ci si chiede come si potrebbe fare una cosa del genere, cioè come selezionare chi includere e chi escludere da tale scelta. Un’altra possiblità sarebbere lasciare ai produttori dell’hardware il compito di stringere accordi con le società e scegliere quale browser includere di default.
Microsoft inoltre corre il rischio di una multa che l’Unione potrebbe infliggere per ogni copia di Windows distribuita nei paesi dell’UE senza tenere conto dei rivali. La compagnia ha ancora tempo fino a metà Marzo per dimostrare la bontà del proprio operato.