L’acquisizione da parte di Google di Doubleclick, il colosso dell’advertising online, ha scatenato moltissime polemiche e preoccupazioni riguardo possibili minacce alla privacy e al libero mercato. Così nonostante all’epoca fossero state date immediate abbozzate spiegazioni, ora Google ha ritenuto opportuno tornare sull’argomento per approfondire il suo punto di vista sull’operazione.
A firmare l’intervento è Alex Kinnier, Group Product Manager, tramite il blog ufficiale dell’azienda di Mountain View, che con linguaggio chiaro e partendo da zero spiega come funzioni il business dell’advertising, come stiano messi i diversi player e fornisce una serie di ragioni schematiche per le quali Google ha deciso di comprare Doubleclick.
Il primo concetto portato avanti è quello per cui Google vende spazi per pubblicità text based (il 40% del totale pubblicitario) ma al contrario di MSN e Yahoo! non è presente anche nel settore dei display ads (le pubblicità grafiche che sono un altro 40% del mercato), mentre Doubleclick ha due prodotti principali: uno è un’utility per la gestione della campagna pubblicitaria e l’altro invece è uno strumento per i publisher che consente di ottimizzare gli spazi pubblicitari e la gestione degli stessi sui propri siti. Doubleclick quindi si occupa di gestire le campagne dei display ads da entrambe le parti e assicurarne l’efficacia ai clienti.
L’acquisizione dunque aveva lo scopo di acquisire un’azienda che ha dei prodotti complementari a quelli di Google; avere responsabilità interne nella fornitura di statistiche e nella pianificazione di campagne AdWords; portare avanti la pubblicità online combinando le due diverse esperienze delle aziende; avvantaggiare i publisher nell’ottimizzare la gestione dei propri spazi.
Insomma, conclude Alex Kinnier: «crediamo che Doubleclick potrà aiutare Google ad offrire un servizio migliore nel campo dei display ads e da un punto di vista tecnico saremo anche in grado di ridurre i tempi di caricamento delle pagine».
È dunque idea di Google che tutti quanti trarranno profitto da questa unione, sia i pubblicitari che i publisher (che avranno strumenti migliori per ottimizzare i loro servizi) e inoltre anche il mercato ne beneficierà dati i pesanti investimenti nella ricerca e nello sviluppo che saranno fatti.
L’intervento di Google giunge probabilmente tardivo, ma giunge allo stesso tempo in anticipo rispetto alle ipotizzate indagini delle autorità relativamente alla bontà degli esiti di mercato dell’operazione soprattutto in tema di concorrenza e privacy.