Google Street View è uno dei servizi di Google che hanno maggiormente sollevato questioni collegate alla privacy ed alla raccolta dei dati personali. E così, dopo i noti fatti che hanno coinvolto le Google Car, ora Street View è tornato sotto l’occhio del ciclone in diversi paesi europei.
Gran Bretagna, Germania e Francia vogliono riaprire o allargare le proprie indagini sulla raccolta illegale di dati effettuata da Google, che nel 2010 aveva ammesso di aver raccolgo 600 gigabyte di dati personali come e-mail, foto e password utilizzando le reti Wi-Fi aperte degli utenti. Un nuovo rapporto ha infatti dimostrato che un programmatore aveva già avvisato Google nel 2007 e nel 2008 sulla possibilità che il software raccogliesse i dati degli utenti.
La situazione quindi potrebbe presto cambiare perchè, come dichiarato da Johannes Caspar, commissario per la protezione dei dati in Amburgo, « Ci era stato detto che era un semplice errore […] ma ora stiamo apprendendo che non lo era e che le persone all’interno dell’azienda sapevano che le informazioni venivano raccolte ». Tali informazioni sono trapelate dai documenti pubblicati negli Stati Uniti a seguito delle indagini delle autorità sulla questione: negli USA il caso è stato archiviato con una semplice sanzione simbolica che punisce Google soltanto per non aver collaborato come richiesto durante i primi approfondimenti.
Mentre Google, attraverso un suo portavoce ad Amburgo, non ha commentato le osservazioni, i regolatori della privacy si stanno muovendo contro il colosso della ricerca. Anche in Francia, la Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés potrebbe avanzare le proprie ragioni, così come in Gran Bretagna. I regolatori della privacy in Europa si incontreranno per discutere l’attività di Google in una convention, come dichiarato da Jacob Kohnstamm, presidente del Panel Privacy europeo, e le parole dello stesso Kohnstamm non sono promettenti: « Noi discuteremo certamente la questione. La mia prima reazione è stata: “Questa è una vergogna sanguinosa”».
Eppure Google potrebbe uscire da questa storia con delle semplici multe, perchè l’applicazione delle leggi sulla privacy in Europa viene fatta a livello nazionale, mentre la proposta di revisione della direttiva sulla protezione dei dati non sarà completa fino al 2013: tale direttiva potrebbe in futuro imporre una sanzione fino al 2% delle vendite annuali, il che per Google si tradurrebbe in 758 milioni di dollari nel solo 2011. Allo stesso tempo, il programmatore al centro della controversia, che risiede negli Stati Uniti, potrebbe appellarsi al quinto emendamento (contro l’autoincriminazione) per rifiutarsi di prendere parola sul caso.