L’analisi dei comportamenti degli utenti online è da sempre una delle armi nell’arsenale Google. Il colosso di Mountain View sta adottando da qualche tempo tecniche sempre più raffinate per capire cosa attrae l’attenzione gli utenti e come sfruttarla a dovere.
In un interessante articolo pubblicato sul blog ufficiale della società, i ricercatori Google Anne Aula e Kerry Rodden, del gruppo “User Experience”, hanno presentato i risultato di un interessante esperimento compiuto da Google con l’ausilio di strumenti di eye tracking (tracciamento del movimento degli occhi).
Lo scopo della ricerca era di capire dove lo sguardo di un utente medio andasse a finire, in che ordine l’utente stesso guardasse i risultati e quali elementi in una pagina di ricerca attirino maggiormente.
I dati rivelati sono interessanti: la scansione di una pagina da parte dell’occhio è rapidissima e l’analisi dei risultati di ricerca tende ad andare proprio nell’ordine in cui Google li presenta. L’utente medio controlla i primi risultati a partire dall’alto e continua nella lista in giù fino a trovare un risultato che soddisfi la sua query e che viene a quel punto cliccato. Dal punto di vista scientifico ciò che è stato prodotto da Google per mostrare i risultati in maniera sintetica è una “heat map“, cioè una mappa che sovrappone i risultati misurati da decine di ricerche e tester. I puntini rossi in questa mappa mostrano le aree dove lo sguardo è stato puntato. Più la zona attorno è scura e più a lungo il tester si è soffermato con lo sguardo su quell’area dello schermo.
Uno dei suggerimenti che il team ha derivato da questo esperimento è che chi fa una ricerca è velocissimo e quindi l’aggiunta di una piccola “thumbnail” (piccola foto istantanea) che dia una rapida idea del contenuto del sito potrebbe essere utile: gli esperimenti hanno infatti rivelato che questo elemento non distrae troppo l’attenzione. Anzi la thumbnail del sito aiuta chi cerca informazioni a saltare immediatamente un sito non rilevante e passare al successivo.
La conclusione è naturalmente positiva con i ricercatori che scrivono:
Il tracciamento degli occhi ci offre informazioni di valore su dove gli utenti concentrino la propria attenzione – informazione che sarebbe molto difficile estrarre da ogni altra analisi e che noi possiamo usare per migliorare il design dei nostri prodotti
Tecniche avanzate come questa per l’analisi dei comportamenti degli utenti porteranno naturalmente Google allo sviluppo di interfacce utente sempre più funzionali al mondo odierno, ma pongono anche un inquietante interrogativo: e se il gigante californiano usasse i dati indiscriminatamente solo per fini commerciali (esempio: posizionare le pubblicità nelle aree dello schermo maggiormente “calde” a discapito dell’usabilità)?