All’inizio del mese scorso si è parlato del progetto SkyBender, una delle iniziative messe in campo da Google per combattere il digital divide, in questo caso con l’impiego di droni (con tutta probabilità quelli di Titan Aerospace) equipaggiati con pannelli solari, che dall’alto inviano il segnale per la connettività al suolo. Oggi si torna a discuterne, in relazione ad un test avviato dal gruppo di Mountain View presso la location Spaceport America nel Nuovo Messico.
Un documento redatto dalla FCC (Federal Communications Commission) fa riferimento ad un impianto con trasmettitore radio da 100 KW. Molte informazioni sono state oscurate su richiesta di bigG. I dettagli resi pubblici parlano dell’utilizzo delle frequenze 2,5 GHz, 5,8 GHz, 24 GHz, 71-76 GHz e 81-86 GHz. Le prime sono quelle sfruttate anche da apparecchi comuni come i router domestici. Le altre, invece, provocano una potenza irradiata fino a 96.411 W, il massimo consentito negli Stati Uniti per le emittenti FM. La differenza con le radio tradizionali, nel caso di Google, consiste nel fatto che la larghezza della banda non è omnidirezionale, ma pari a meno di mezzo grado.
Per i test viene utilizzato un segnale sperimentale chiamato WI9XZE, che secondo quanto affermato non causa alcun tipo di interferenza. Al momento non è dato a sapere con certezza a cosa faccia riferimento il progetto. L’ipotesi più accreditata porta ai droni di SkyBender, che saranno in grado di connettere gli utenti con una banda simile a quella delle future reti 5G attraverso la trasmissione radio di onde millimetriche. Non è da escludere nemmeno un test legato a Project Loon, che punta a fare lo stesso mediante l’impiego di palloni aerostatici, con velocità di connessione però inferiori e paragonabili a quelle delle più tradizionali infrastrutture LTE.