Confermate le indiscrezioni circolate sul Web ieri: Google ha integrato nella ricerca delle immagini due nuovi filtri, “Trasparenti” e “Animate”. Per trovarli basta un click sulla voce “Strumenti di ricerca”: sono posizionati rispettivamente nei menu “Qualsiasi colore” e “Qualsiasi tipo”. Con una novità di questo tipo bigG mette dunque a disposizione dei navigatori gli strumenti necessari per cercare le GIF in Rete.
Un formato dato per spacciato più volte, ma che sembra non aver alcuna intenzione di lasciarsi rimpiazzare, nemmeno da alternative più recenti e funzionali come PNG o dal formato WebP lanciato proprio da Google per ottimizzare il peso delle immagini su Internet. Ecco quanto annunciato dal team di Mountain View poche ore fa, con un post comparso sul profilo ufficiale del social network G+.
Anche se siete fan delle GIF animate e avete inviato per primi via email ai vostri amici l’immagine del lori lento che mangia una palla di riso, forse non sapete che le origini dell’animazione risalgono al lontano 1879, con lo zoopraxiscopio di Eadweard Muybridge. Le immagini GIF, utilizzate sin dal 1987, sono diventate uno standard de facto per le animazioni sul Web, dai pony con testi luccicanti al meme con protagonista un gatto scontroso.
L’acronimo GIF sta a indicare Graphics Interchange Format ed è stato uno dei primi formati bitmap utilizzati per il Web. Il suo limite più grande è rappresentato dalla possibilità di contenere informazioni solamente su 256 colori, ma il punto di forza che ne ha sancito il successo in Rete è senza dubbio la possibilità di mostrare più frame in successione. La prima versione risale alla fine degli anni ’80. L’algoritmo di compressione LZW è stato coperto da un brevetto (detenuto da CompuServe, IBM e Unisys) fino al 2004, dopodiché l’utilizzo della tecnologia è divenuto libero e a disposizione di chiunque.