Mancava solo più l’ufficializzazione, ma l’annuncio è stata una mera formalità: tutto confermato e per 5 anni ancora AOL fruirà dei servizi promozionali Google a seguito di un accordo che allontana Microsoft da Time Warner e porta nelle casse dell’azienda di Parson 1 miliardo di dollari proveniente direttamente dai fondi Google.
I termini ufficiali sono quelli di un prolungamento del contratto tra le parti al cospetto di un ingente investimento Google direttamente in America OnLine: Google ha infatti rilevato il 5% della proprietà, il che implica una più forte commistione tra i due gruppi anche in ottica futura. L’accordo si rivela importante per tre fattori principali: innanzitutto Google mantiene il suo cliente migliore, confermando così quel 10% di reddito rappresentato dagli spazi promozionali AOL; inoltre, come fin da subito evidenziato, la mossa ostruzionistica di Google nei confronti di Microsoft è andata a segno, tenendo così lontano il gruppo di Gates da tutti i vantaggi che poteva trarre in ottica concorrenziale (maggiori entrate, promozione per i propri nuovi servizi, una partnership nuova a 12 mesi dall’arrivo di Vista); infine Google conferma la propria leadership con forza, consolidando la propria posizione in un settore ove l’entrata di Microsoft avrebbe potuto mettere in discussione le prospettive di crescita del gruppo.
C’è poi tutto un corollario di questioni da valutare. Nel momento in cui AOL e Google uniscono gli sforzi, la polarizzazione Yahoo/Microsoft e Google/AOL si fa più forte fino a comprendere questioni terze rispetto al solo ambito pubblicitario. Ad AOL infatti fa capo il più importante polo esistente di instant messagging: una prossima interazione tra AOL Messenger, ICQ e Google Talk è già in cantiere (ipotizzabile anche e soprattutto in ambito VoIP); inoltre non va dimenticato che se per Google si continua a parlare di impegno in ambito browser, AOL già è nell’ambito da tempo con i propri AOL Browser ed AOL Explorer: un’ipotesi che va ad aggiungersi ai nomi di Firefox ed Opera, dunque, nella fantasia del GBrowser.
L’accordo non giunge con i favori di tutti, però: nelle ore precedenti all’ufficializzazione l’azionista Carl Icahn ha duramente contestato l’arrivo di Google giudicando il motore di ricerca un elemento scomodo nella proprietà. Goldman Sachs ha appoggiato la stessa teoria. Il problema deriverebbe non tanto dai vantaggi apportati (AOL potrà vendere in proprio gli spazi promozionali ed otterrà posizioni privilegiate tra gli spazi su Google), quanto dalle opportunità negate: un eventuale accordo futuro con Yahoo, Microsoft o eBay sarebbe infatti minato alla base dalla presenza di Google nella proprietà, vincolando così l’attività futura di AOL.