Nel giorno in cui Google sfonda il muro dei 600 dollari di quotazione in borsa, raggiungendo 609.62 dollari (arrotondati a 610 nelle contrattazioni after-hour) con una capitalizzazione totale di oltre 190 miliardi, paradossalmente il problema del gruppo è in una banconota da 10 dollari. A tanto ammonta, infatti, la promessa disattesa che Google ha fatto agli utenti del proprio sistema di pagamento Google Checkout. In troppi non hanno ricevuto la cifra promessa e così qualcuno ha pensato bene di affondare la mano nel portafoglio del colosso di Mountain View per avere quanto dovuto.
La denuncia risulta essere stata depositata presso la Federal Trade Commission, la quale dovrà ora verificare la veridicità delle accuse e le operazioni messe in atto dal gruppo per risolvere il problema. La denuncia sembra però inserirsi in un quadro legale che può essere letto anche con macronumeri del tutto significativi. La crescita delle denunce depositate presso la FTC contro Google, infatti, risulta essere crescita negli anni di un fattore paragonabile a quello della crescita del valore delle azioni GOOG. A mano a mano che aumenta l’importanza, l’influenza ed il valore di Google, insomma, cresce altresì il numero delle contestazioni agli atti: 53 nel 2004, 74 nel 2005, 133 nel 2006, 176 fino ad oggi nel 2007.
Secondo il distinguo analitico operato da WebProNews, la maggior parte delle denunce depositate contro Google è relativo alla tutela della privacy (con richiesta di rimozione di informazioni personali indicizzate dal motore). In secondo luogo risulta importante l’accusa relativa al procedimento inverso che Google permette a partire da un qualsiasi numero di telefono: con poche ricerche è possibile passare da un numero ad una persona e quindi al luogo di residenza, il tutto semplicemente mettendo in connessione dati presenti sul web e indicizzati a dovere dagli spider. La causa più importante, però, è quella che vede al centro dell’attenzione l’operazione DoubleClick.
Con le azioni che spiccano il volo (+2.62% nell’ultima seduta nello stesso giorno in cui anche Apple brucia l’ennesimo record volando oltre quota 167 dollari e sfiorando il +4% in una sola giornata), l’attenzione è però ora spostata altrove: il 18 ottobre il gruppo diramerà i dati fiscali relativi al trimestre Q3, dati che potrebbero giovarsi dell’ennesima ascesa della raccolta pubblicitaria a livello internazionale, con il cambio euro/dollari che potrebbe ulteriormente spingere al rialzo le attività Adwords.