Il cielo d’Irlanda piange perchè, lo dicono le cronache di queste ore, stanno arrivando misure economiche all’insegna di “lacrime e sangue” (una figura retorica ormai abusata che sta ad indicare un nuovo regime restrittivo fatto di tasse e tagli). Ma assieme agli aiuti dell’Unione Europea iniziano ad arrivare anche cattive notizie da parte di quelle aziende che negli passati hanno spostato la propria sede in Irlanda proprio per approfittare del regime fiscale particolarmente favorevole in vigore. Google, Microsoft ed altri ancora hanno stabilito la propria sede europea a Dublino per poter presidiare il continente con condizioni di vantaggio, ma ora la crisi economica del paese potrebbe cambiare in modo pesante le carte in tavola.
L’Irlanda ha accettato gli aiuti concessi dall’UE: 80/90 miliardi nel prossimo triennio al fine di salvare la situazione senza pericolose ricadute infettive sull’Euro. Le pressioni sul paese sono però forti poichè sono molti i paesi dell’UE (tra i quali anche l’Italia) che chiedono in cambio una variazione fondamentale: l’aumento della pressione fiscale sull’isola, così che le grandi corporation non possano approfittarne sottraendo agli altri paesi membri dell’UE parte del dovuto. Da tempo la questione è sotto osservazione: Google nel 2008 è stata infatti messa sotto osservazione dalla Guardia di Finanza proprio per il modo i cui opera in Italia mediante un semplice “centro operativo” pur dirottando sulla sede irlandese tutte le responsabilità con il fisco.
Oggi è la stessa Google a capitanare il movimento di sfida delle aziende nei confronti dell’Irlanda: John Herlihy, country manager Google, ha ricordato in tono minaccioso quanto un aumento della pressione fiscale (oggi al 12.5%) graverebbe pesantemente sulle attività delle grandi aziende portando l’Irlanda stessa ad una minor competitività rispetto ad altri paesi.
Le ricadute sarebbero in effetti pressoché immediate. Le grandi corporation hanno reso Dublino una città modello, un grande centro europeo per gli studi e per l’imprenditoria. Se però questo fragile ecosistema dovesse crollare, l’Irlanda pagherebbe la difficoltà di trovarsi senza nuove attività, con meno posti di lavoro, minor gettito fiscale e minori opportunità per i giovani. Se l’UE chiederà all’Irlanda di agire sulla propria pressione fiscale, insomma, le corporation dovranno rivalutare la propria posizione e per l’Irlanda potrebbe essere questo lo scotto più amaro da pagare con le prossime misure di “lacrime e sangue”.