La vittoria è ora definitiva, o quantomeno estremamente più solida in attesa di capire quale sarà la strategia degli sconfitti: l’annosa sfida legale tra Google e Viacom ha visto il gruppo di Mountain View prevalere sia nella prima sentenza del 2010 che nell’odierna sentenza d’appello, chiudendo così il cerchio dopo anni di processi aventi tutti baricentro sul concetto di copyright e sulle attribuzioni di responsabilità in caso di violazioni.
Viacom puntò a suo tempo il dito contro Google nel tentativo di ottenere un clamoroso risarcimento (fino a 1 miliardo di dollari) per i video protetti caricati dagli utenti sul portale (da SpongeBob allo show di Jon Stewart); Google, da parte sua, difendeva il proprio diritto a sostenere il servizio, imponendo di fatto a chi possiede i diritti sui filmati l’onere di verificare eventuali violazioni (segnalandole quindi a Google per ottenerne la rimozione). Google ha inoltre messo a disposizione dei partner il programma Content ID con il quale stringere ancor di più i rapporti, monitorando al meglio la distribuzione dei contenuti e consentendo inoltre una monetizzazione degli stessi. Viacom non accettò però la direzione imposta da Google e tentò in via legale di forzare una nuova deviazione al percorso intrapreso. Tutto inutile: anche il processo di appello ha dato ragione a Google, ove si parla ora con debita enfasi di «un giorno importante per Internet».
Secondo Google, infatti, la vittoria di Google corrisponde alla vittoria di uno specifico principio: «Si tratta di una vittoria non solo per YouTube ma anche per i miliardi di persone nel mondo che contano sul web per scambiare liberamente idee e informazioni. Nel promulgare il Digital Millennium Copyright Act, il Congresso ha efficacemente bilanciato l’interesse pubblico per la libertà di espressione con i diritti dei detentori di copyright. Il tribunale oggi ha ribadito un consenso giudiziario consolidato in base al quale il DMCA tutela le piattaforme web come YouTube che lavorano con i titolari dei diritti e adottano misure appropriate per rimuovere i contenuti generati dagli utenti su cui ricevono una notifica di violazione da parte degli stessi titolari dei diritti».