Un piccolo gruppo attivo nel mondo delle suonerie per telefonini potrebbe avere un incredibile tesoro tra i propri brevetti. Il gruppo si chiama Vringo ed il suo portfolio di proprietà intellettuali spaventa in queste ore Google per quanto emerso nell’ultima disputa legale tra le parti. Sotto minaccia, infatti, v’è il sistema AdWords, parzialmente in violazione di alcuni brevetti che Vringo ha acquisito a suo tempo da quel che era il motore di ricerca Lycos.
Sulla base di quanto stabilito nel dicembre del 2012, Vringo aveva in effetti ragione nel portare avanti la propria denuncia nei confronti di Google, ma al gruppo erano stati riconosciuti appena 30 milioni di dollari contro una richiesta di molte centinaia. Pur lasciando tempo alle parti di trovare un accordo per il successivo step del processo, Google e Vringo non hanno trovato un equilibrio tra le rispettive richieste e si è così lasciato che fosse il tribunale a decidere la somma definitiva. In questo caso la scelta degli giudice Raymond Jackson è però del tutto contraria a Google, sposando appieno le ambizioni di Vringo: la sanzione è pari all’1,36% degli introiti AdWords, il che proietta la cifra nell’ordine delle centinaia di milioni.
La decisione parla chiaro: il sistema AdWords, pur non copiato esplicitamente da Lycos, non se ne distanzia comunque in modo significativo e pertanto la violazione non può che essere affermata e punita. Una vittoria di questo tipo non può che cambiare le sorti per un gruppo che, portato avanti da appena 28 dipendenti, nel 2012 ha contato 10 milioni di dollari in spese legali, giocandosi quindi tutto sui due ultimi asset di valore rimasti: i brevetti 6,314,420 e 6,775,664. In precedenza, peraltro, medesima accusa è stata portata avanti anche nei confronti di Microsoft: in quel caso i legali di Redmond firmarono un accordo per un risarcimento da 1 milione di dollari più il 5% della sanzione che sarebbe stata eventualmente comminata a Google in futuro.
Secondo le stime ArsTechnica, il caso porterà nelle casse di Vringo qualcosa come 200-250 milioni di dollari annui fino al 2016, anno in cui il brevetto andrà a scadenza. Da risarcire, però, rimane anche il dovuto per gli anni passati dal 2012 ad oggi, comprensivo di interessi: una sentenza da oltre un miliardo di dollari, insomma, che distanzia in modo sostanziale il caso da un tipico risarcimento in area “patent-troll”.