Google vuol capire meglio l’advertising. Se è vero che i momenti di crisi sono anche i momenti in cui ricerca e sviluppo rappresentano la migliore delle ipotesi di investimento, Google intende partire proprio di qui per rilanciare le proprie attività. L’investimento sarà decisamente oneroso (4.6 milioni di dollari in tre anni) e sarà sostenuto in partnership con il WPP Group, gruppo leader a livello internazionale per la comunicazione ed il marketing.
La ricerca si pone un obiettivo molto ambizioso: capire esattamente come funzionano i meccanismi pubblicitari. Nella ricerca però non sarà soltanto coinvolta la realtà internet sulla quale Google agisce e domina, ma il tutto sarà negoziato a cavallo tra la realtà online e quella offline, tra la rete ed i media tradizionali, tra lo schermo del pc e lo schermo televisivo, per capire come e perché debbano essere investiti i capitali per ottenere il massimo ritorno dalle proprie campagne pubblicitarie. Giocoforza un simile lavoro di analisi implica complesse valutazioni statistiche che basano sul metodo e sull’analisi psicologica buona parte della propria attendibilità: i prossimi tre anni di studio saranno pertanto dedicati a questo tipo di rilievo e valutazione.
La ricerca svilupperà due ulteriori filoni: il primo concerne la rilevanza dei singoli annunci, coinvolgendo pertanto valutazioni proprie della psicologia e della neuroscienza; il secondo pone nel mirino soprattutto la realtà orientale, per capire come l’utenza cinese risponda ai diversi tipi di annuncio pubblicitario (un differente substrato culturale ed un differente approccio allo strumento determinano grosse differenze nel rapporto con le interfacce, con i contenuti ed ovviamente anche con le pubblicità).
Nei giorni scorsi dal WPP Group, ed in particolare dal CEO Martin Sorrell, sono giunte dettagliate previsioni circa il futuro del comparto a livello internazionale sotto la pressione della crisi economica. Sorrell ha indicato la migliore delle soluzioni in una revisione del mix di investimento: il denaro andrebbe spostato in Asia e nell’America Latina, via dai media tradizionali e concentrando le proprie risorse sui nuovi medium. Sorrell confida una certa sfiducia nei confronti dell’Europa occidentale, mentre offre maggiori speranze al nord America. «È sbagliato pensare che la tv sia morta», ma al tempo stesso un taglio del 20% sui budget relativi sarebbe buona cosa.
Gli studi concordati con Google avranno questo scopo preciso: capire come vada ripensato il mix di investimento pubblicitario alla luce dei nuovi media nel contesto dei media tradizionali. Come la rete sta cambiando tutto e come tutto debba reagire di conseguenza. L’obiettivo è ambizioso, ma 4.6 milioni in un triennio, con la collaborazione di prestigiose università (quali MIT, Harvard Business School e Stanford University) sembrano essere una garanzia sufficiente per la buona riuscita del progetto.