Google+ non è riuscito a imporsi nel panorama dei social network così come Mountain View avrebbe voluto, ma la piattaforma è riuscita ad attirare una consistente comunità di fotografi entusiasti grazie agli strumenti che il gruppo mette loro a disposizione per il caricamento online dei propri scatti. Nel corso della prima Google+ Photographer’s Conference, che si è appena svolta a San Francisco, l’azienda ha raccolto i professionisti del settore per discutere del futuro della piattaforma e dei suoi possibili sviluppi in tale ambito.
Google+ vuole essere il nuovo Flickr, e in effetti mese dopo mese sta riuscendo a rubare utenza e visite a quella piattaforma che, solo fino a qualche tempo fa, rappresentava per il settore della fotografia ciò che YouTube rappresenta per quello dei video. Una componente fondamentale della vita sul Web che è andata a perdere traffico proprio a causa del social network di Mountain View: il gruppo sta monitorando la tendenza e desidera spingere su tal versante per raggiungere il suo prossimo obiettivo, ovvero sviluppare nuovi progetti che possano attirare ancora più fotografi sulla piattaforma.
Nel corso della conferenza dedicata ai fotografi, il vice presidente della divisione prodotti di Google, Bradley Horowitz, ha sottolineato come le immagini siano fondamentali per il canale sociale proprietario e come l’azienda voglia spingere sui contenuti, rendendo ognuno di questi «l’eroe del servizio». Le foto sono dunque l’arma segreta che il gruppo ha per rubare definitivamente la scena a Flickr e per avvantaggiarsi, almeno su questo fronte, rispetto a Facebook.
Horowitz ha sottolineato che l’intenzione dell’azienda è quella di migliorare il trattamento che concede ai metadati degli scatti fotografici caricati dai propri utenti, e la raccolta e l’organizzazione dei suddetti è dunque il suo obiettivo principale per il prossimo periodo. Lo sviluppo di tale feature procede di pari passo a progetti come il Google Project Glass, ovvero gli occhiali per la realtà aumentata per cui l’azienda sta studiando dei metodi alternativi per raccogliere, appunto, i metadati.
Horowitz accenna addirittura alla possibile realizzazione di una fotocamera che registra anche la pressione sanguigna del fotografo, in modo tale da far comprendere allo stesso qual’era il proprio stato emotivo nel momento dello scatto. Una cosa del genere sarebbe possibile ancora una volta grazie ai Google Glass.