Sono molti i progetti all’interno dei laboratori Google X negli ultimi anni, alcuni dei quali dall’enorme potenziale. Tra questi i palloni aerostatici Loon per distribuire la connettività nelle aree non raggiunte dalla banda larga, gli occhiali per la realtà aumentata Glass e la self-driving car che promette di rivoluzionare gli spostamenti su quattro ruote. Il prossimo potrebbe essere quello curato da Mary Lou Jepsen (nell’immagine di apertura), co-fondatrice di One Laptop Per Child.
Ex docente del MIT (Massachusetts Institute of Technology), nel novembre scorso è entrata a far parte del gruppo di Mountain View con la carica di Head of the Display Division. Stando a quanto riportato nel fine settimana dal Wall Street Journal il suo team sarebbe al lavoro su una tecnologia legata ai display modulari, ovvero dei pannelli dalla diagonale contenuta che una volta uniti tra loro possono visualizzare immagini di grandi dimensioni. Sono pochi i dettagli emersi al proposito. A quanto pare i moduli potranno essere assemblati (in modo paragonabile a quanto avviene con i mattoncini LEGO) per creare schermi di qualsiasi dimensione e non obbligatoriamente rettangolari.
Una sorta di Project Ara, dunque, applicato al settore display. Un concept di questo tipo potrebbe trovare impiego in diverse situazioni: dall’ambito industriale per l’integrazione degli schermi nei macchinari all’ufficio, per una migliore gestione del multitasking. Dopotutto, anche sui dispositivi più piccoli il tradizionale concetto di pannello rettangolare come unico standard è già stato messo in discussione. Lo dimostrano ad esempio lo smartwatch Moto 360 con il suo design rotondo, così come il phablet Samsung Galaxy Note Edge con il touchscreen che si estende su uno dei bordi per mostrare informazioni aggiuntive. Al momento non è dato a sapere se Google ha intenzione di sfruttare una tecnologia di questo tipo per i suoi futuri prodotti.