Non sarà il Dipartimento della Giustizia, ma la Federal Trade Commission, ad operare la revisione e il controllo sulla grande fusione tra Google e Doubleclick. La cosa implica controlli più approfonditi rispetto alle procedure standard (e quindi implicitamente una maggiore preoccupazione riguardo le possibili irregolarità di una simile operazione) e un’attenzione particolare alle regole dell’antitrust.
Fin dall’annuncio ufficiale dell’acquisizione, infatti, molte sono state le perplessità sollevate da più parti (non solo dai rivali del motore di ricerca di Mountain View) riguardo le possibilità che la fusione dei propri dati con quelli di Doubleclick darebbe a Google. Infatti la grande G già tiene nota delle web histories dei suoi utenti e in più Doubeclick detiene informazioni complementari: l’incrocio di queste due tipologie di dati darebbe quindi alla compagnia di Mountain View più informazioni sugli utenti della rete di qualunque altra azienda nel mondo. Il tutto ha preoccupato in particolare gli appartenenti al Center For Digital Democracy, uno dei primi gruppi di interesse statunitensi ad aver fatto pressioni affinchè fosse condotta un’inchiesta sull’operazione.
Ora, a settimane se non a giorni, è atteso il primo verdetto, quello che determinerà se la Federal Trade Commission ha bisogno di un secondo mandato di investigazione, più serio e profondo, o se il semaforo verde sarà immediato. Non sarà comunque la privacy l’obiettivo primario delle indagini, ma bensì le eventuali minacce alla formazione ed al mantenimento di uno scenario competitivo.
Per Google ha parlato Don Harrison dalle pagine di Forbes, manifestando sicurezza e paragonando la propria acquisizione a quelle contemporanee di altri competitor: «numerosi analisti indipendenti e accademici, dopo aver esaminato quest’acquisizione, hanno concluso che l’industria dell’advertising online è uno spazio dinamico e in evoluzione, come dimostrato da un aumento negli ultimi tempi delle acquisizioni, e che una ricca competizione nel settore porterà più pubblicità interessante ai consumatori e più scelta per gli inserzionisti ed i web publishers».