L’accordo tra Google e Yahoo non è destinato a giungere a compimento in tempi brevi. Le attività, per stessa ammissione delle parti in causa, sono infatti congelate in attesa che le istituzioni competenti possano assolvere alle proprie attività di controllo. “Googlehoo”, infatti, ha sollevato importanti contestazioni antitrust spingendo gli USA ad una indagine apposita che ancora però non sembra restituire risultati concreti.
L’ennesima sospensione, però, è in qualche modo un passo indietro rispetto a quanto ci si attendeva. Recentemente il CEO Google Eric Schmidt aveva infatti lasciato intendere senza mezzi termini come il proprio gruppo avesse intenzione di procedere alla concretizzazione delle attività con Yahoo, con o senza l’autorizzazione istituzionale. «Il tempo è denaro» aveva tuonato Schmidt, il quale nel giro di pochi giorni si trova però costretto a fare marcia indietro e fermare gli ingranaggi con fare diplomatico.
Il primo braccio di ferro è stato vinto dalle autorità di controllo. La pressione della DOJ (Justice Department) ha evidentemente fatto valere la propria importanza e, sebbene Google e Yahoo contestino con forza le indagini in atto, si son trovate costrette ad accondiscendere al forzato “fermi tutti”. Le ragioni di Google nel frattempo sono state messe tutte nere su bianco con un apposito sito web redatto al fine di rendere quanto più chiare e trasparenti possibile le intenzioni dell’azienda:
I timori del regolatore sono concentrati sul fatto che un accordo tra Google e Yahoo configurerebbe una situazione di quasi monopolio tale da depauperare lo stato di concorrenzialità del mercato. Google contesta questo approccio e nelle proprie argomentazioni intende dimostrare come l’accordo determini vantaggi per la stessa Google, per Yahoo, ma anche per gli inserzionisti, i quali si troveranno un maggior numero di spazi a disposizione per poter proporre i propri annunci.
In tutta questa storia a Mountain View si intende sempre accennare all’ombra lunga di Microsoft: il gruppo di Redmond ambiva alla scalata a Yahoo, ed ora le ritorsioni potrebbero incarnarsi in azioni di lobby contrarie alla nascita del polo Google/Yahoo. Le azioni di quest’ultima azienda, nel frattempo, sono cadute ormai a quota 16 dollari sulla spinta delle incertezze che stanno affossando tutto il listino. Va ricordato come solo un semestre fa Microsoft offriva a Yahoo una quota esattamente doppia per rilevare in toto gli asset di Sunnyvale.