Sono ormai diversi mesi che si parla dei due nuovi “concept” di telefonino. Mentre Google fa capire che non produrrà dei telefonini ad hoc ma si limiterà a rendere disponibile un sistema operativo/piattaforma (Android) installabile su dispositivi realizzati da diversi produttori, l’iPhone, con il suo mix di hardware e software 100% Apple, è ormai una realtà di mercato ben nota e apprezzata soprattutto dai molti fan della mela.
Indubbiamente questi due approcci alla comunicazione mobile stanno scardinando alcuni dei paradigmi a cui siamo stati abituati dai “vecchi” cellulari. Primo tra tutti, quelli di essere “online”, ovvero collegati al Web e a servizi di comunicazione come mappe, posta elettronica, messaggistica instantanea e streaming video, 24 ore su 24, ocunque ci si trovi.
Proprio su questo aspetto occorre però sottolineare come i due innovativi approcci alla comunicazione mobile sembrino aver tralasciato una particolarità “europea”. Se, infatti, negli Stati Uniti il WiFi è una realtà diffusa ovunque, non si può certo dire altrettanto per l’Italia e, in generale, l’Europa. Ipotizzare un dispositivo che debba rimanere sempre collegato alla rete e che genera grandi quantità di dati (guardare un video di YouTube, per quanto a bassa definizione, potrebbe costarci qualche decina di euro con piani per il traffico dati standard) in luoghi dove non è presente il WiFi “free” è, quantomeno, un’esperienza frustrante.
Non c’è niente di peggio infatti, di avere in tasca un potente strumento per accedere alle mappe o alla posta elettronica come l’iPhone e dover pensare che ogni KB scambiato ci svuoterà il portafogli.
In attesa che gli operatori telefonici rendano disponibili piani tariffari davvero flat e davvero alla portata di tutti, l’uso massiccio e abitudinario delle applicazioni Web based con questi dispositivi sembra oggi confinato agli ambienti domestici e lavorativi dove è presente una copertura WiFi. In altre parole, si tratta di dispositivi “quasi” mobile?