Nel libro tradotto in italiano col titolo “Cultura convergente”, uno studioso del M.I.T., Henri Jenkins, segnala la collaborazione tra il Department of Defense statunitense e l’industria dei videogiochi, suggerendo un comune interesse nello sviluppo di piattaforme di simulazione e gioco destinate a coinvolgere centinaia di migliaia di giocatori.
In particolare, il libro segnala il possibile ruolo di un gioco come “America’s Army” nel veicolare interesse e attenzione sulla vita militare.
Naturalmente, in questo genere di analisi ci sono molte sfumature non sottovalutabili e un approccio determinista nell’individuare intenzioni più o meno nascoste, cause ed effetti, potrebbe essere facilmente smentito.
Prendiamo tuttavia spunto da quell’analisi di Jenkins per segnalare un caso interessante e in parte correlato, a proposito del quale potremmo parlare davvero di marketing della Difesa attraverso il Web 2.0.
Questa volta siamo in Gran Bretagna: qui il Ministero della Difesa ha utilizzato il dispositivo “concorso” promuovendo un “Military Challenge” rivolto ai cittadini, invitandoli a presentare idee interessanti in termini di strategia e di innovazione tecnologica, a partire da una situazione-sfida ben precisa, e cogliendo parallelamente l’occasione per presentare gli ultimi ritrovati della ricerca applicata alla strategia militare.
Un’operazione che nel complesso ha molte caratteristiche della campagna di marketing ben riuscita (anche se con risvolti che danno molto da pensare: in sostanza, i cittadini sono stati sollecitati a inventare armi e strumenti di controllo del territorio).