Gli Stati Uniti avevano già espresso in via ufficiale la loro preoccupazione per la decisione assunta dal governo di Pechino di mettere presto in atto il programma “Green Dam-Youth Escort“. Le autorità cinesi non sono però apparse minimamente intenzionate a compiere significativi passi indietro, motivo per cui il Segretario del Commercio Usa Gary Locke e il Rappresentante per il Commercio Ron Kirk hanno deciso di esprimere formalmente la loro posizione in merito attraverso una lettera congiunta indirizzata ai responsabili commerciali di Pechino. Il programma violerebbe infatti le regole internazionali del commercio e rischierebbe di incrinare nuovamente i rapporti tra le due superpotenze.
Secondo le autorità cinesi, si tratterebbe di una misura preventiva messa in atto allo scopo di proteggere i minori da contenuti considerati sconvenienti o ‘pericolosi’, come ad esempio le immagini pornografiche o violente. Non è dato però sapere con esattezza il funzionamento del programma censorio, il quale potrebbe in futuro bloccare altre tipologie di contenuti oppure essere utilizzato per collezionare ed inviare alle autorità locali dati personali. «Proteggere i bambini da contenuti inappropriati è un obiettivo legittimo», ha dichiarato Kirk, «ma si tratta di un modo non appropriato per farlo e che potrebbe nascondere uno scopo più ampio».
Il Governo degli Stati Uniti ha inoltre espresso le sue perplessità in merito ai problemi di carattere tecnico che potrebbero emergere dall’utilizzo del software censorio e già diversi produttori di computer denunciano numerose falle legate a Green Dam, in grado di abbassare notevolmente la sicurezza dei computer su cui viene installato, rendendoli così più facilmente attaccabili da parte degli hacker. «La Cina sta mettendo le compagnie in una situazione insostenibile richiedendo loro, senza praticamente nessun preavviso, di installare un software che sembra avere implicazioni da un punto di vista della censura e problematiche per la sicurezza della rete», ha fatto sapere Locke attraverso un comunicato. «Utilizzare un programma ricco di falle e negare la possibilità a produttori e consumatori di decidere se utilizzare il programma di filtraggio, è un modo non necessario e ingiustificato per ottenere quell’obiettivo e pone una seria barriera al commercio».
In accordo con quanto dichiarato da un funzionario del Ministero Cinese del Commercio che gestisce i rapporti commerciali, né il ministro del Commercio né quello dell’Industria e dell’Information Technology avrebbero al momento intenzione di rispondere alle accuse americane.