Il nuovo iPad ha riportato Apple sotto le luci della ribalta, dopo un breve periodo di accuse per la situazione dei lavoratori alla Foxconn, e c’è qualcuno che ha approfittato di questa visibilità per fare una denuncia. Si tratta di Greenpeace, che ha accusato il colosso di Cupertino di inquinare con il proprio iCloud.
Sul palco del keynote del 7 marzo, Tim Cook ha focalizzato le attenzioni sull’era del “Post PC“, un periodo in cui sono i dispositivi portatili ad avere la meglio, grazie anche alle tecnologie cloud. Ma, secondo gli attivisti per l’ambiente, la nuvola digitale non è altro che una nebbia di smog e di emissioni di anidride carbonica.
Quando si parla di iCloud, infatti, ci si dimentica come i contenuti sulla nuvola non siano altro che ospitati da server a distanza dal nostro iPhone o iPad, server che per funzionare hanno bisogno di moltissima energia elettrica, producendo calore e generando CO2 dagli impianti di approvvigionamento cui fanno riferimento. E, sempre secondo Grenpeace, il cervellone elettronico di Apple si avvarrebbe di fonti energetiche a carbone e a combustibili fossili, ovvero altamente inquinanti.
Lo spiega Gary Cook dell’associazione alla testata Cult Of Mac, sostenendo come i datacenter siano uno dei mali per la sostenibilità dell’ambiente:
«Apple è innovazione, ma comprare carbone da fonti economiche non è innovativo. I datacenter che supportano iCloud sono alimentati al 60% da energia prodotta dal carbone. Aziende come Facebook, Yahoo e Google si stanno impegnando maggiormente in termini di reti verdi, speriamo Apple faccia lo stesso.»
E Cupertino farà probabilmente presto lo stesso, considerando non solo il progetto di un nuovo Campus totalmente eco-compatibile, ma anche costruendo nuovi datacenter che – così come apparso qualche settimana fa sui media – saranno completamente alimentari da energia solare.