L’incredibile epopea di Groupon è ora misurabile in cifre: una nota firmata dal CEO Andrew Mason indica infatti le entrate per il 2010 a quota 760 milioni di dollari, cifra del tutto significativa se paragonata ai 33 milioni portati in cassa l’anno precedente. Con un tasso di crescita di tale portata risulta peraltro estremamente difficile fare previsioni per l’anno in corso, ma il gruppo quantifica le proprie speranze nell’ordine dei “miliardi” di dollari.
Occorre pertanto ricordare come Groupon abbia già rifiutato una offerta d’acquisto da parte di Google, qualcosa nell’ordine dei 6 miliardi di dollari: il gruppo, nonostante sia nato da pochi mesi, è già una realtà assodata ed una speranza concreta, qualcosa che Eric Schmidt avrebbe volentieri portato a Mountain View per poter creare un mercato solido attorno alle offerte per mezzo dei coupon. Google ha visto infatti in Groupon l’elemento unico ed insuperabile, l’omologo di YouTube per il mondo dei video online: ne rimarrà uno solo, mentre agli altri rimarrà da sparire soltanto la fetta più piccola della torta.
Bolla o realtà? Difficile a dirsi, in questa fase: Groupon è una moda incredibile, è una idea geniale, è un brand accattivante. Al tempo stesso, però, il gruppo vive su di una attività non differenziata e non consolidata che da più parti è visto come labile e totalmente esposto ai pericoli. Chi crede nella bolla vede il bicchiere mezzo vuoto e crede che presto o tardi un ostacolo rallenterà pericolosamente la crescita dell’ambizioso progetto; chi crede nella realtà vede in Groupon un nuovo grande sogno, la grande illusione del mercato perfetto ed unico sul quale tutti vanno a portare le proprie offerte al cospetto di un pubblico immenso. La verità non sarà definita oggi, ma soltanto in divenire: le potenzialità ci sono, ma di fenomeni ne nascono soltanto uno per generazione.
Groupon conta oggi circa 4000 dipendenti in tutto il mondo ed ha un ritmo di crescita molto elevato, direttamente proporzionale al grado di capillarità su cui sta penetrando il territorio. 51 milioni di utenti ricevono già le offerte Groupon via email, ma l’auspicio è quello di triplicare tale esposizione entro fine anno. E la crescita sarà anche ulteriore: Groupon vuol differenziare la propria offerta, vuole estendere il range delle aziende pronte a mettere a disposizione le proprie idee ed intende aumentare la copertura sul territorio. Così facendo aumenteranno tanto le opportunità disponibili quanto il target potenziale di utenza. A quel punto l’aumento degli introiti sarà soltanto una logica conseguenza di un modello vincente che tutti vorrebbero, molti stanno imitando, ma che rimane ad oggi un unicum a livello internazionale in quanto a brand, numeri e successo.
Il CEO Mason non si fa però illusioni: il rifiuto a Google è stato un azzardo che potrà premiare il team come potrà ridicolizzarne le scelte. «Entro quest’anno», spiega Mason, «potremo essere diventati sia uno dei grandi brand che definiscono la nostra generazione, oppure una interessante idea di persone che sono state superate da altri che sono altrettanto interessanti e che lavorano duro». Non è il momento di guardare indietro o di fermarsi a riflettere, insomma: se Groupon vuol sbarcare in borsa e diventare un colosso, è questo il momento di correre e dilagare. Perché spesso tra bolla e realtà la differenza è davvero minima.