Ieri la notizia di una sparatoria in Louisiana che ha visto protagonisti un bambino di otto anni e la nonna di 87. Il piccolo ha sparato all’anziana dopo aver giocato a Grand Theft Auto 4, almeno secondo la ricostruzione fornita dalle autorità locali. Uno spunto che la stampa non ha tardato a sfruttare per riportare in auge il tanto discusso (e discutibile) legame tra violenza nei videogiochi e nel mondo reale, proprio a poche settimane dal debutto dell’attesissimo nuovo capitolo della serie, GTA 5.
Della questione si potrebbe parlare, e lo si è fatto, all’infinito, con l’opinione pubblica spaccata fra coloro che scelgono di puntare il dito contro i titoli videoludici ritenendoli fonte d’ispirazione per comportamenti criminosi e chi invece sposta l’attenzione su cause e problematiche differenti. Nel caso specifico, ad esempio, sulla possibilità da parte di un bambino di accedere ad un’arma da fuoco. Il publisher Take-Two è intervenuto per dire la propria, con un comunicato comparso sulle pagine del sito CNN.
Attribuire una connessione tra quanto accaduto e l’intrattenimento videoludico rappresenta una teoria smentita più volte da numerosi studi e ricerche indipendenti. Serve a minimizzare il problema in questo momento e spostare l’attenzione dalle cause reali.
Di seguito invece quanto dichiarato dallo sceriffo locale, che non esclude un legame tra il folle gesto e i videogiochi di cui il bambino è appassionato, in particolare GTA 4.
Sebbene il reale motivo della sparatoria sia ancora sconosciuto e oggetto di indagini, si è scoperto che pochi minuti prima dell’omicidio il giovane sospetto stava giocando sulla PlayStation 3 e Grand Theft Auto 4, un titolo realistico ritenuto responsabile di incoraggirare la violenza e che fornisce riconoscimenti a chi uccide altre persone.