Ai tempi dei selfie, delle piattaforme cloud dove salvare migliaia e migliaia di immagini che non riguarderemo mai, dell’intelligenza artificiale che ci aiuta a scattare “belle foto”, è paradossalmente un’applicazione mobile per smartphone a invitarci a riscoprire il piacere dell’attesa, proprio di un’era della fotografia che pare ormai andata, lontana e irrecuperabile.
Difficilmente Gudak Cam verrà eletta dagli utenti ad app predefinita per gli scatti in mobilità, ma di certo suggerisce un buon esercizio: costringe a prestare attenzione in fase di scatto. Forza ad allenare alla composizione un occhio che, complice la sempre più tangibile ingerenza della tecnologia nel mondo fotografico, è ormai piuttosto pigro. Niente modalità raffica, nessun effetto o filtro a cui ricorrere per eliminare velocemente le imperfezioni prima di riversare l’immagine sui social, non c’è nemmeno l’anteprima del risultato. L’applicazione simula in modo piuttosto convincente la fotografia ai tempi della pellicola. È sufficiente leggerne la descrizione per capirlo.
24 scatti per rullino, dopo l’ultimo scatto della pellicola dovrai aspettare un’ora per riavvolgerla. Una volta finito il rullino, dovrai attendere 3 giorni interi per il processo di sviluppo prima di poter vedere le foto.
In vendita per Android (0,99 euro) e iOS (1,09 euro), è sviluppata dal team coreano Screw Bar. A dirla tutta, l’applicazione non restituisce grandi risultati in termini di qualità delle immagini e l’interfaccia lascia un po’ a desiderare, ma di certo il concept proposto è interessante. Anacronistico forse, nel momento in cui tutto è veloce, istantaneo, masticato e subito sputato dal mondo online e dai social, ma di certo un’idea valevole di attenzione. Una curiosità: la parola “Gudagdali” a cui si ispira il nome è un antico termine coreano che significa “datato”.