Freight è il nome dell’iniziativa messa in campo lo scorso anno da Uber con l’obiettivo di applicare i benefici della guida autonoma ai mezzi pesanti per il trasporto merci. Il sistema sperimentato deriva da quello sviluppato da Otto, startup fondata da Anthony Levandowski (in passato dipendente Google) e acquisita dal colosso del ride sharing nel 2016: è lo stesso finito al centro di una lunga diatriba legale con Waymo per la paternità intellettuale della tecnologia.
Oggi Uber conferma di aver sospeso il progetto. Una decisione presa ufficialmente per impiegare ogni risorsa disponibile sul perfezionamento delle proprie self-driving car, di recente tornate a circolare sulle strade pubbliche di Pittsburgh dopo alcuni mesi di standby dovuti all’incidente che è costato la vita a una donna di 49 anni. Focus dunque su un unico obiettivo, al fine di migliorare il sistema di guida autonoma attualmente impiegato nei test, in vista di un suo impiego commerciale su larga scala. Queste le parole di Eric Meyhofer, numero uno dell’Uber Advanced Technologies Group, contenute in un comunicato ripreso dal sito TechCrunch.
Di recente abbiamo compiuto uno step importante, tornando sulle strade pubbliche di Pittsburgh. Continuando a lavorare in questa direzione, crediamo che avere tutte le energie e tutte le competenze del nostro team focalizzate su questo impegno rappresenti la strada migliore da percorrere.
Ciò non significa che Uber abbia del tutto rinunciato ad applicare i vantaggi della guida autonoma al trasporto merci, un obiettivo che si è posto anche il già citato concorrente Waymo con una fase di sperimentazione già avviata sulle strade di Atlanta. Tornerà probabilmente a concentrarsi su un’iniziativa di questo tipo in futuro, solo dopo aver perfezionato quella destinata al trasporto dei passeggeri che al momento costituisce una priorità.