Se l’homepage di un sito correlato al progetto Large Hadron Collider viene hackerata, in generale è possibile dire che di pericoli non ve ne sono. Se il server del sito viene a cadere, ciò non significa che dovranno cadere i server specificatamente dedicati al progetto. Se l’homepage del progetto più discusso al mondo in questo periodo viene modificata da una persona esterna, però, l’impatto mediatico è sicuramente forte. Per gli hacker, insomma, si è trattato di un colpo andato a segno nel migliore dei modi: l’esperimento sui buchi neri ha dimostrato che un buco, quantomeno uno, c’è stato.
La segnalazione giunge dal Telegraph: improvvisamente l’homepage del sito legato al noto progetto del CERN è stata sostituita con un intervento esterno e non autorizzato dal CERN. Modificati i contenuti, è stata dimostrata l’inaffidabilità delle barriere protettive erette dal CERN ai propri apparati web. A distanza di un intero weekend la pagina violata risulta essere ancora inaccessibile: i responsabili per la sicurezza, a quanto pare, stanno intervenendo al fine di ripristinare la situazione risolvendo le magagne evidenziate dall’accesso “truffaldino”.
L’homepage sostitutiva, oggi non più visibile, riportava anche una sorta di firma all’iniziativa di hacking realizzata: “The Greek Security Team”. Rassicuranti le parole di Fabiola Gianotti, responsabile dell’esperimento Atlas, al Corriere della Sera: «L’aggressione è stata bloccata prima che raggiungesse parti vitali della macchina, il sistema di protezione ha funzionato. Però dopo il tentativo fallito abbiamo alzato ulteriormente le protezioni per evitare altre iniziative del genere».
Large Hadron Collider è al sicuro. Gli hacker ellenici non sembravano avere intenti bellicosi e l’offensiva si è fermata al mero intento dimostrativo. Il CERN, pur non spiegando i dettagli dell’accesso, conferma di aver controllato i server attaccati e di aver assicurato il sito da ulteriori offensive.