Hacking Team: siamo noi le vittime

Hacking Team afferma che gli unici criminali sono quelli che hanno rubato il codice del software di controllo remoto, smentendo tutte le accuse ricevute.
Hacking Team: siamo noi le vittime
Hacking Team afferma che gli unici criminali sono quelli che hanno rubato il codice del software di controllo remoto, smentendo tutte le accuse ricevute.

Dopo il furto di 400 GB di dati subito all’inizio del mese e le accuse ricevute dalla stampa, il portavoce dell’azienda italiana ha pubblicato un nuovo comunicato, con il quale viene sottolineato che Hacking Team ha operato rispettando tutte le leggi vigenti. Gli unici criminali sono quelli che hanno rubato informazioni riservate dai loro server. Il famoso RCS (Remote Control System) è stato progettato solo per combattere il crimine e il terrorismo.

Eric Rabe, Chief Marketing e Communications Officer di Hacking Team, ha respinto categoricamente le accuse, riepilogando gli avvenimenti accaduti e mettendo in chiaro alcuni punti relativi al furto dei dati e alle attività svolte dall’azienda. I file pubblicati su Internet contengono il codice sorgente della vecchia versione di RCS e non quello della più recente. In ogni caso, il portavoce afferma che gli elementi più importanti del codice sono ancora al sicuro. Ciò però contraddice in parte la prima dichiarazione rilasciata l’8 luglio, secondo la quale Hacking Team aveva perso il controllo del suo sistema, quindi chiunque poteva implementare la tecnologia ed eseguire azioni molto pericolose.

L’azienda smentisce che nel software sia nascosta una backdoor che permette di disattivare il tool a distanza sui computer dei clienti. Esaminando il codice sorgente, un ricercatore di sicurezza ha invece scoperto il file “rsc-kill.rb” all’interno del kit di sviluppo non distribuito ai clienti. In un documento viene fatto riferimento ai “watermark” usati per localizzare i server e disattivarli in caso di leak. Hacking Team afferma infine di non essere coinvolta in nessun progetto su droni spioni.

Erica Rabe sottolinea che RCS rispetta tutte le leggi internazionali, per cui la tecnologia non può essere classificata come arma. Insieme alle numerose critiche, il team di hacker italiani ha ricevuto anche un complimento dal ricercatore che ha esaminato il codice sorgente: Galileo, la versione più recente di RCS, è un ottimo software, nonostante sia utilizzato per compiere azioni piuttosto discutibili.

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