Dopo nove mesi di gestazione, la commissione Hadopi (Haute Autorité pour la Diffusion des Œuvres et la Protection des Droits sur Internet) ha partorito il frutto delle proprie ricerche sulla rete nazionale. Ne esce un quadro costellato di centinaia di migliaia di segnalazioni relative a violazioni di proprietà intellettuale, le cui ricadute giudiziarie sono però state fino ad oggi ancora nulle.
L’Hadopi è l’ente voluto da Nicolas Sarkozy per imprimere una svolta alla lotta contro la violazione della proprietà intellettuale online. L’idea è quella per cui una agenzia ad hoc dovrebbe avere il compito di monitorare la Rete per verificare il comportamento degli utenti e, in caso di violazione, una segnalazione dovrebbe portare al meccanismo dei tre strike: un monito, un secondo monito e quindi la denuncia con tanto di possibile disconnessione dalla Rete.
Il lavoro “sporco” del monitoraggio è affidato alla Trident Media Guard, le cui attività sono sovvenzionate dai gruppi detentori del copyright. I numeri dei primi 9 mesi di lavoro indicano la raccolta di 18 milioni di indirizzi IP, 900 mila dei quali identificati dagli ISP. 470.878 le “ammonizioni” inviate ad oggi ed ulteriori 20.598 utenti hanno già ricevuto la seconda notifica (alla terza scatta la fase più importante, ossia il passaggio di mano dall’Hadopi alla magistratura). 10 cittadini sono ormai al terzo strike.
Nel momento in cui i primi utenti inizieranno a passare al vaglio della magistratura secondo quanto previsto dal procedimento voluto dalla normativa che ha istituito l’Hadopi, il vaso di Pandora probabilmente si aprirà. A quel punto saranno probabilmente destinate ad uscire allo scoperto le magagne di una normativa unica al mondo e che in questi primi mesi di attività ha anche visto viziati i meccanismi di monitoraggio a seguito della scoperta di server non sicuri sotto la gestione della Trident Media Guard. A seguito di quest’ultimo incidente le attività dell’Hadopi sono state temporaneamente fermate per la necessità di approfondire l’accaduto e tornare ad offrire massima garanzia sulle pratiche in corso.
Ma il risultato maggiore dell’Hadopi potrebbe non essere tanto relativa alla punta dell’iceberg che emerge: l’assenza di procedimenti giudiziari, infatti, è soltanto un effetto consequenziale di scarsa rilevanza, mentre ben più importante potrebbe essere il significativo tasso di abbandono dei canali P2P da parte dell’utenza spaventata dalle prime minacce giunge dall’autorità di controllo. L’Hadopi sarà giudicata soprattutto sulla capacità dell’impianto normativo di scoraggiare il download illegale, diminuendo così il tasso di pirateria online a colpi di “strike”.