#ventiquattro: tutti gli hashtag del Presidente

Matteo Renzi sta per giungere alla soglia dei primi due anni alla guida del paese: ecco tutti gli hashtag più utilizzati in questi #ventiquattro mesi.
#ventiquattro: tutti gli hashtag del Presidente
Matteo Renzi sta per giungere alla soglia dei primi due anni alla guida del paese: ecco tutti gli hashtag più utilizzati in questi #ventiquattro mesi.

#ventiquattro: è questo l’ultimo degli hashtag sfoderato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. L’obiettivo è quello di focalizzare l’attenzione sui primi due anni del proprio mandato, racchiudendo in un cancelletto tutto quanto realizzato e tutto quanto ancora tra gli obiettivi di Governo. Gli hashtag sono stati il filo conduttore di tutta l’attività di Renzi al Governo: un modo nuovo di comunicare, che lo ha portato ai primi grandi successi in politica per poi proiettarlo alla guida del paese, e con i quali è possibile ricostruire tutto lo storytelling che ha attraversato questi ventiquattro mesi di attività.

Tutti gli hashtag del Presidente

Il profilo Twitter di Matteo Renzi (segnalato dal social network come uno dei più attivi e seguiti del 2015), è oggi seguito da 2,2 milioni di follower con una crescita media dello 0,5% a settimana. La sua attività è pari a circa due tweet ogni tre giorni e l’analisi dei suoi messaggi è utile per capire quali siano i filoni perseguiti e quali i temi maggiormente affrontati. E l’analisi deve giocoforza partire dagli hashtag, vere e proprie banderuole affisse da Renzi sulla pubblica opinione e sul pubblico dibattito: #lavoltabuona è in assoluto il più utilizzato, seguito da #italiariparte e #labuonascuola. Seguono #italiacolsegnopiù, #jobsact ed #expo2015.

#ventiquattro: gli hashtag più utilizzati da Matteo Renzi

Ogni hashtag, ovviamente, ha una sua storia: #lavoltabuona è capofila degli indizi per un rilancio del paese, contrassegnando tutte le novità che vanno a svecchiare e sbloccare l’Italia; #italiariparte è un inno al rilancio ed all’ottimismo per il futuro; #labuonascuola è il filo che unisce la riforma della scuola e gli investimenti per il lavoro di professori di ruolo e precari.

In due anni Renzi ha usato 109 volte la parola “lavoriamo” nei propri tweet, 93 volte la parola “oggi” e 62 volte la parola “riforma“: potrebbe bastare questa indicazione per misurare quanto pragmatismo sia iniettato nella comunicazione pensata per accompagnare l’attività politica portata avanti. Luca Dini (@sonolucadini) è invece l’account più citato da Renzi: seguono l’account del Partito Democratico (@pdnetwork) e quello del ministro Graziano Delrio (@graziano_delrio). Il tweet più apprezzato e retwittato è stato invece quello di congratulazioni per le elezioni del Presidente della Repubblica:

[embed_twitter]https://twitter.com/matteorenzi/status/561494198424436737[/embed_twitter]

Matteo Renzi aggiorna il proprio profilo Twitter prevalentemente nei giorni di martedì e mercoledì ed in modo particolare tra il tardo pomeriggio e la prima serata. Sette tweet su dieci sono testuali, mentre il 19% dei casi comprendono un link e nel 12% dei casi una immagine. Gran parte della comunicazione prodotta è fatta di contenuti originali, mentre nel 18% dei casi sono retweet e per il 23% risposte ad altri account.

L’importanza degli hashtag

Gli hashtag, diretta derivazione di un certo canone linguistico basato su strumenti propri del Web, hanno avuto in questi ventiquattro mesi una dimensione ambivalente: quella online ha tenuto assieme le discussioni attorno a talune tematiche, coalizzando le opinioni e in qualche modo polarizzandole (non a caso la parola “gufi” rientra più volte tra gli hashtag più utilizzati: anche questo scherno fa parte della costruzione del consenso attorno alle attività di Governo); quella offline ha trasformato semplici parole chiave in titoli, in messaggi facili fa imporre al pubblico dibattito, ai giornali ed ai cittadini durante le presentazioni relative a fatti conseguiti o progetti di legge in essere.

Gli hashtag sono diventati piccole formule magiche attorno alle quali racchiudere (o secondo alcuni semplificare) situazioni complesse. Il loro ruolo è stato usato in modo puntuale e mirato, come strumenti propri di una campagna continua che ha tessuto e tenuto assieme la dimensione online e quella offline. Gran parte della forza comunicativa di Matteo Renzi è stata in questo ed i tentativi di imitazione da parte degli avversari di turno si è spesso rivelato scomposto, disordinato, al limite del buffo.

Dopo due anni di Governo ecco un nuovo hashtag: #ventiquattro, come i mesi passati da Presidente del Consiglio, racchiudendo in un video, una presentazione, ed in un cancelletto le emozioni, i fatti, le speranze e le proiezioni che circondano il paese.

Matteo Renzi, “Presidente del Consiglio dei Ministri. Segretario del PD”. Iscritto a Twitter da gennaio 2009. Tra i suoi hashtag ci sono alcuni dei trend più popolari degli ultimi due anni e dal suo account passa probabilmente buona parte delle fortune del social network nel nostro paese. E sebbene Twitter non abbia grande potenza di fuoco, si dimostra implacabile nell’infilare, 140 caratteri alla volta, il messaggio giusto di fronte agli occhi giusti. È la nuova dimensione parallela degli uffici stampa di partito e, se forse non si può parlare di vera e completa disintermediazione, è comunque una novità assoluta sul panorama politico italiano. Una case history lunga due anni, ormai, sulla quale Matteo Renzi sta costruendo una fetta importante della propria scalata politica.

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