C’erano una volta Che Guevara, la Baia dei Porci, comandanti che inneggiavano alla “Victoria” ed un timore nucleare che permeava ogni parola intercorrente tra Cuba e gli Stati Uniti. Oggi tra i due paesi non corre buon sangue, i toni sono parzialmente cambiati ed a cambiare sono stati anche gli attori: niente armi, ma parabole; niente spari, ma connessioni; nessun comandante, ma installatori di antenne.
La nuova guerra che si combatte tra Cuba e gli States si combatte sull’accesso alla Rete. Secondo le autorità dell’isola, infatti, ci sarebbero gli Stati Uniti dietro l’imperante penetrazione di Internet tra la popolazione, soverchiando così le regole e le politiche nazionali in favore di una tentazione che Cuba vede come frutto dell’imperialismo americano. L’accusa è dettagliata ed ha portato anche a vari arresti: ci sarebbero gli Stati Uniti dietro le sempre più frequenti installazioni di parabole per l’accesso ad Internet da satellite.
Il satellite sarebbe infatti ad oggi l’unica soluzione plausibile per un minimo di connettività sull’isola. L’accesso alle dorsali in fibra che passano nel mare verso la Florida sarebbe infatti vietato dalle restrizioni USA verso il nemico cubano, mentre l’alleanza con il Venezuela di Chavez non avrebbe ancora portato a soluzioni percorribili per avere più banda di quanta non sia disponibile ad oggi. Secondo le autorità locali, gli Stati Uniti avrebbero promosso le connessioni satellitari ed avrebbero altresì fornito l’attrezzatura per la creazione di reti WiFi con cui condividere il segnale tra più abitazioni.
Strascichi di una guerra dal gusto antico, accuse di un imperialismo che cambia forma, l’immagine di un paese soffocato da istituzioni che non reggono la pressione dell’innovazione: questo è oggi il rapporto tra due paesi in guerra quotidiana, ove i moderni Che Guevara credono più alla libertà di connessione che non a ideali di ben altra natura. Ma questo le istituzioni non l’hanno ancora potuto accettare del tutto.