Se è vero che solo gli stolti non cambiano idea, David Carey, il presidente di Hearst Magazines, non corre il rischio di essere etichettato in questa maniera. Carey e il suo gruppo sono stati infatti protagonisti di un vero e proprio “dietrofront” nei mesi scorsi, cioè quando, dopo aver inizialmente rifiutato di portare le versioni digitali delle proprie riviste su iPad, è stato deciso di tentare di la via della tavoletta Apple, per finire adesso, a distanza di qualche tempo e in piena antitesi con quanto asserito in precedenza, a definirsi assolutamente soddisfatti del cambio di strategia intrapreso.
Eppure, dalle parti di Hearst Magazines c’erano state dichiarazioni di disaccordo per le politiche applicate da Apple nei confronti degli editori che decidono di portare su App Store un’app con cui distribuire le copie digitali dei propri prodotti. In particolare, destavano qualche dubbio i metodi con cui i guadagni derivanti dalle vendite vengono spartiti tra Apple e gli editori, così come vi erano divergenze per quanto riguarda la condivisione dei dati degli abbonati e il loro utilizzo a fini commerciali.
Queste differenti visioni del business avevano portato i periodici Hearst a rimanere esclusi da iPad, ma nel mese di maggio le parti erano riuscite a trovare un accordo che lasciava agli abbonati la scelta se condividere o no i propri dati, dando il via a un compromesso che aveva consentito di distribuire su App Store le versioni per tablet di alcune testate tra le quali “Esquire” e “Popular Mechanics”, seguite nel mese di luglio da “O, The Oprah Magazine”.
Oggi, a distanza di qualche mese, è lo stesso David Carey a fare un bilancio, dichiarando che la piattaforma di Apple:
«È una distribuzione piuttosto efficiente per noi, per essere onesti».
Dai dati resi noti da Hearst Magazines si evince infatti che sono 400.000 gli abbonati alle versioni digitali dei periodici dell’editore, di cui la maggior parte arrivano dall’iPad essendo il tablet più diffuso. Le prospettive indicano inoltre un incremento degli abbonamenti con una quota di circa 1 milione di lettori prevista per il 2012.
A questo si aggiunge poi il fatto che all’editore americano va una percentuale del 65% sul prezzo di ogni download per tablet, che è tra l’altro una ripartizione più alta rispetto al 55% assicurato dalla distribuzione cartacea. Va detto però che in questo caso Hearst Magazine non ha specificato se tale politica venga applicata anche da Apple.