Semplificare la vita ai disabili che si spostano in auto nelle zone a traffico limitato delle città. Le famigerate ZTL già complicate per i normodotati e spesso davvero kafkiane nei processi di richiesta del permesso non faranno più paura grazie a un’applicazione nata da una startup italiana: Henable.
La storia di henable.me è quella di Ferdinando Acerbi, 47enne ex olimpionico di equitazione (ha partecipato a due edizioni dei Giochi), con la passione per il mare, vittima di un incidente subacqueo che lo ha paralizzato dalla vita in giù nel tentativo di salvare un compagno di immersione. Dopo aver molto lavorato su se stesso per recuperare quanto più possibile la propria autonomia, ha fondato una startup, incubata presso il seed veneto H Farm Ventures, che si pone l’obiettivo di migliorare quella di tanti altri nella sua stessa condizione.
Il primo frutto di questa società fondata pochi mesi fa è una applicazione che rivoluziona e semplifica la vita dei diversamente abili, il loro modo di entrare nelle zone a traffico limitato di tutta Italia. Fino ad oggi, per accedere in una Ztl italiana era necessario segnalarlo con una mail al comune desiderato e da subito iniziavano a presentarsi i problemi: riuscire a trovare l’ufficio di competenza e l’indirizzo mail corretto, nell’infinità di siti web delle p.a.
Grazie a Henable basta inserire i propri dati completi di foto, patente e contrassegno personale e il form della mail di richiesta viene compilato in automatico, una volta per sempre. Così, quando il disabile deve passare per una ztl, basta selezionare regione, città e area, già mappate dall’app, inserire data, ora e targa e inviare la richiesta. Si ottiene in un minuto quello che prima richiedeva ore.
Quella sulla ztl (su App Store e a breve anche su Android e Windows Phone) è la prima di una serie di applicazioni dedicate a questa specifica utenza. La seconda dovrebbe essere una speciale applicazione che faciliterà il pagamento dei parcheggi alle colonnine e il pagamento, sempre via smartphone, del carburante ai distributori automatici.
Si tratta di un ottimo esempio di startup sociale, realtà molto interessanti a cui ha recentemente dedicato uno speciale Alessia Maccaferri nell’inserto Nòva del Sole24Ore.
Queste startup cercano di identificare degli “ostacoli digitalizzabili” e con le loro soluzioni provano a creare le basi per un piccolo passo verso una migliore qualità di vita e autonomia di una parte rilevante della popolazione, spesso un po’ dimenticata nel settore dell’innovazione. Che invece serve proprio a migliorare la vita di tutti.