Due grossi colpi sono stati messi a segno nella battaglia allo spam nel giro di pochi giorni. La prima scure è scesa sulle attività di Alan Ralsky, detto “il Padrino”. A distanza di poche ore cade sotto i colpi delle sentenze anche Lance Atkinson, detto “HerbalKing“. La coppia gestiva flussi di spam da miliardi e miliardi di email: sebbene il blocco dei vertici non sia sufficiente per fermare il complesso organico delle macchine dello spam, le sanzioni esemplari sono da monito per quanti in futuro intenderanno intraprendere tale attività nell’illusione dell’impunità.
Atkinson, australiano, è stato tratto in arresto nel 2008, quando la sua attività contava ormai su di una rete di computer zombie da 35000 unità (vige il sospetto per cui, dopo l’arresto, la rete sia comunque passata di mano, senza apportare danni seri ad un sistema che ha dimostrato grande capacità di adattamento e riorganizzazione). Negli anni 2007/2008 a HerbalKing è stato accreditato ben 1/3 dell’intero spam internazionale: la sentenza odierna pone fine non solo alle sue personali attività, ma anche a tutte quelle dei collaboratori che ne coadiuvavano le attività.
Per Lance Atkinson, oltre a 5 anni di reclusione compresi nella sentenza, la sanzione è di 15.15 milioni di dollari (poca cosa, in confronto, sono i 250 milioni inflitti al “Padrino”). La sanzione si aggiunge a 2.2 milioni già inflitti nel 2005 per accuse similari anche se, spiega la BBC, l’intera somma sarà versata soltanto il giorno in cui l’imputato metterà piede negli Stati Uniti. Per il collaboratore Jody Smith la sanzione è di 800.000 dollari. A cascata, il processo si chiude con 112.000 dollari per Shane Atkinson (il fratello) e 50.000 dollari per Roland Smits.
La recidiva del reato ha permesso ad Atkinson di affinare le proprie strategie ed incrementare la rete di zombie usata per l’invio massivo di messaggi. Il soprannome “HerbalKing” era dovuto alla particolare propensione della gang nello spam legato alla vendita di medicinali. Le attività fraudolente della banda Atkinson sono ora state frenate, ma i risultati concreti non sono proporzionali alle sanzioni emesse: lo spam è diminuito soltanto in minima parte in conseguenza degli arresti, rendendo evidente la difficoltà della battaglia in atto (oggi il 95% circa delle email in circolazione sono ancora identificate come spam).