La battaglia tra Hotfile e la MPAA si arricchisce di un nuovo elemento che, secondo fonti vicine alla vicenda, potrebbe risultare particolarmente influente nelle decisioni dei giudici chiamati a stabilire la legittimità del cyberlocker accusato di pirateria. La redazione di TorrentFreak è infatti riuscita a mettere le mani su di un documento redatto in qualità di esperto in materia da James Boyle, professore di legge presso l’Università Duke, dal quale emerge un dato piuttosto chiaro: Hotfile non rappresenta un servizio dedicato esclusivamente alla pirateria. Anzi.
L’analisi condotta da Boyle fa eco a quelle pubblicate dalla MPAA prima e da Hotfile poi, le quali mostrano chiaramente risultati differenti circa la bontà del progetto volto a fornire agli utenti un sistema semplice e veloce per la condivisione di file online. L’ultima a giungere in ordine temporale mette in evidenza come i due file più scaricati dai server di Hotfile siano applicazioni open source, nello specifico iREB e Sn0wbreeze, dimostrando come i cyberlocker siano una risorsa fondamentale per lo sviluppo di progetti non legati a software house di alto livello.
Oltre a fornire una dimora stabile e facilmente accessibile ai file rilasciati dagli sviluppatori dei due software in questione, Hotfile consente loro anche di trasformare il duro lavoro di programmazione messo in atto in ricavi economici, grazie al programma di affiliazione cui entrambi i team hanno aderito per monetizzare i click provenienti dai download richiesti dagli utenti. Boyle, dunque, premia la bontà di servizi come Hotfile, i quali risultano essere in grado di immettere nuova linfa vitale nel motore delle tecnologie informatiche e del Web stesso.
I cyberlocker, insomma, oltre a rappresentare un punto di riferimento per la pirateria digitale possono essere anche un importante punto di appoggio per progetti di natura open source, non necessariamente legati all’aspetto software, ma anche ad esempio di carattere multimediale. Diversi sono infatti i produttori amatoriali che hanno deciso di pubblicare i propri lavori attraverso i servizi offerti da Hotfile e simili, i quali risultano essere in tal senso le uniche soluzioni a disposizione per la condivisione di file di grandi dimensioni.
La ricerca diventa in buona sostanza una risposta indiretta alle azioni di chiusura nei confronti di servizi di questo tipo: colpire il sito significa affossare opportunità assieme alle violazioni, il che impone un ripensamento delle azioni legali e dei sequestri dei server in stile Megaupload. Fermo restando il fatto che, statisticamente parlando, l’esposizione di Megaupload nei confronti della pirateria sembra poter essere di gran lunga superiore rispetto a molti riferimenti concorrenti.