Avvicinare i più giovani, anzi addirittura i bambini, alla programmazione. Perché un conto è sapere usare le applicazioni, l’elettronica di consumo, un altro è sapere cosa li fa funzionare. Questo l’intento di di Code.org, la piattaforma internazionale nata negli Usa (40 milioni di studenti) che verrà applicata qui e non soltanto in modo estemporaneo. L’ora di codice viene fatta entrare a pieno diritto nella riforma scolastica del governo.
Nel programma di riforma “La Buona Scuola” ci sono molte pagine dedicate al digitale, che si preoccupano della formazione dei docenti, della dotazione, e naturalmente anche della didattica. Aspetti che dovranno essere ben valutati – e commentati dagli addetti ai lavori nei prossimi 60 giorni di consultazione – ma c’è un progetto pilota già fatto che per sue caratteristiche, molto pragmatiche, può essere considerato il primo passo verso la scuola digitale: l’Hour of Code. Il progetto, infatti, si basa su un pacchetto di giochi autoesplicativi, ideati da Google, Facebook, il MIT, Microsoft e molte altre aziende, che attraverso il gioco insegna ai bambini delle elementari i primi rudimenti della programmazione.
Così viene spiegato il progetto di riforma che farà dell’Italia uno dei primi Paesi al mondo a sperimentare l’introduzione strutturale nelle scuole dei concetti di base dell’informatica attraverso la programmazione:
Vogliamo che nei prossimi tre anni in ogni classe gli alunni imparino a risolvere problemi complessi applicando la logica del paradigma informatico anche attraverso modalità ludiche (gamification). A partire dall’autunno, dopo Stati Uniti e Inghilterra, lanceremo in Italia l’iniziativa Code.org, aggregando associazioni, università e imprese, in una grande mobilitazione per portare l’esperienza nel maggior numero di scuole possibili. (…) Questo servirà a rafforzare le ore di Tecnologia e di Cittadinanza e Costituzione nella scuola secondaria di primo grado, quelle di Informatica nei licei scientifici e negli istituti tecnici e professionali, promuovendo inoltre la contaminazione con ogni altra disciplina.
Il coding a scuola funzionerà
Se il secolo scorso è stato quello dell’alfabetizzazione di massa, durante il quale gli italiani hanno imparato a leggere, scrivere e fare di conto, il nostro è il secolo dell’alfabetizzazione digitale: la scuola ha il dovere di stimolare i ragazzi a capire il digitale oltre la superficie. A non limitarsi ad essere consumatori di digitale, né di utilizzare un sito web, una app, un videogioco, bensì a progettarli. Chi non sarebbe d’accordo?
L’impatto di questa ora di codice nelle scuole frequentate da bambini dai sei agli undici anni è potenzialmente gigantesco, per le ricadute economiche e sociali future, e potrebbe colmare almeno in parte quel ritardo rispetto ai paesi più avanzati che si fa sentire poi nel livello di occupazione.
Occorre ricordare come tra l’11 e il 17 ottobre l’Italia parteciperà con iniziative proprie alla Codeweek, importante settimana europea per la promozione della programmazione. Codeweek e Hour of Code fanno parte della medesima pulsione che il continente sta esprimendo nei confronti di una necessità sempre più urgente: capacità nel mondo della programmazione, che occorre instillare nella forma mentis dei più giovani fin dagli anni migliori della formazione e dello sviluppo.