HTC acquista DashWire e pensa al cloud

HTC ha acquistato per 18,5 milioni di dollari DashWire, startup americana operante nel cloud computing orientato ai dispositivi mobile.
HTC acquista DashWire e pensa al cloud
HTC ha acquistato per 18,5 milioni di dollari DashWire, startup americana operante nel cloud computing orientato ai dispositivi mobile.

Diciotto milioni e mezzo di dollari: è questo quanto messo sul piatto da HTC per garantirsi i servizi, le tecnologie ed i brevetti posseduti da DashWire. Un piatto che, a quanto pare, è risultato sufficientemente ricco da far ingolosire i vertici della startup di Seattle, la quale ha ceduto alle lusinghe del colosso taiwanese e ha annunciato la cessione della proprietà a quest ultimo.

Il terreno sul quale DashWire ha finora messo in luce le proprie doti è quello del cloud computing: i servizi offerti agli utenti permettono infatti di effettuare backup dei propri dati a partire da terminali mobile quali smartphone e cellulari, offrendo la possibilità di sincronizzare gli stessi su più dispositivi aventi accesso alla Rete. Lo scopo di tale acquisizione è dunque chiaro: nelle intenzioni di HTC v’è il lancio di una nuova soluzione improntata al cloud da offrire ai propri clienti, probabilmente rivisitando quanto realizzato finora da DashWire e distribuendolo sotto il marchio HTCSense.

Nel corso dei prossimi mesi proprio quest’ultimo, attualmente rilegato al ruolo di componente marginale nell’ecosistema dei device HTC, potrebbe subire importanti cambiamenti che potrebbero metterlo sulla strada giusta per trasformarsi in un elemento essenziale dei servizi offerti dal colosso asiatico: la sfida ad Apple e all’iPhone passerebbe dunque attraverso la nuvola, ove la Mela metterà piede a breve con l’apertura di iCloud al grande pubblico e sulla quale potrebbe atterrare presto anche HTC.

La lotta al gruppo di Cupertino, del resto, sarebbe non solo in termini di funzionalità ma anche dal punto di vista legale: l’acquisizione di DashWire permette infatti ad HTC di mettere le mani su un ampio portfolio brevetti da poter utilizzare in tribunale sia come arma di difesa nei confronti delle accuse mosse dal gruppo di Steve Jobs, sia come strumento d’attacco per minacciare seriamente la concorrenza e strappare accordi economici di assoluta importanza.

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