Huawei rischia di perdere l’accesso al Google Play Store, se l’amministrazione Trump non revocherà il blocco imposto da circa un mese. Il produttore cinese ha quindi iniziato ad inviare email agli sviluppatori, chiedendo di pubblicare le app anche sul suo store, denominato AppGallery.
In seguito all’inserimento nella Entity List del Dipartimento del Commercio, le aziende statunitensi non possono più sottoscrivere accordi commerciali con Huawei. Google ha quindi deciso di sospendere il rilascio della certificazione Android, senza la quale il produttore cinese non potrà installare sui futuri dispositivi il Play Store e le famose GApps (Gmail, Maps, YouTube e altre). Per quelli già in commercio o pronti alla vendita è stata concessa una licenza temporanea di tre mesi (fino al 19 agosto), durante i quali verranno distribuiti gli aggiornamenti.
Ben prima del ban, Huawei aveva avviato lo sviluppo di un sistema operativo alternativo, che dovrebbe essere chiamato Oak OS, basato su AOSP (Android Open Source Project). Gli utenti troveranno AppGallery, lo store del produttore installato anche sugli attuali dispositivi. Senza un ampio catalogo di app, il sistema operativo avrà poco successo, quindi Huawei ha iniziato a contattare gli sviluppatori delle app più popolari sul Google Play Store.
Nella email viene sottolineato che, negli ultimi due anni, Huawei ha venduto oltre 350 milioni di smartphone, circa metà dei quali sui mercati occidentali. Viene inoltre specificato che su tutti gli smartphone è preinstallato lo store AppGallery con 270 milioni di utenti attivi al mese. Lo sviluppatore viene quindi invitato a pubblicare la sua app su AppGallery. Per questa operazione viene fornito il pieno supporto da parte del produttore cinese.
Si tratta ovviamente di una lecita strategia di marketing, ma c’è un “piccolo” problema. Se il blocco verrà confermato, sullo store Huawei non ci sarà nessuna app Google o app di altre aziende statunitensi, tra cui Facebook, WhatsApp e Instagram.