La serie Huawei Mate 30 è stata annunciata a settembre, quindi dopo l’entrata in vigore del ban imposto dall’amministrazione Trump. L’analisi effettuata da UBS e Fomalhaut Techno Solutions ha confermato che il Mate 30 non contiene componenti realizzati da aziende statunitensi. Ciò dimostra che Huawei ha trovato fornitori alternativi.
In seguito all’inserimento di Huawei nella cosiddetta Entity List del Dipartimento del Commercio, le aziende statunitensi non possono più vendere hardware e software al produttore cinese. Huawei aveva tuttavia acquistato componenti in eccesso proprio in previsione della sanzione. Per il Mate 30 Pro 5G, ad esempio, sono stati utilizzati chip di Qualcomm e Texas Instruments. Il teardown effettuato da UBS e Fomalhaut Techno Solutions ha dimostrato che Huawei è in grado di produrre smartphone di fascia alta senza ricorrere a fornitori statunitensi.
La maggioranza dei componenti integrati nel Mate 30 sono ovviamente realizzati da HiSilicon (sussidiaria di Huawei). Oltre al processore Kirin 990 e al modem LTE ci sono i chip WiFi, Bluetooth e audio. L’amplificatore audio viene fornito dall’olandese NXP, mentre l’amplificatore di potenza è prodotto dalla taiwanese MediaTek. Altri componenti sono di aziende giapponesi (Murata, TDK, Kyocera). In realtà l’abbandono dei fornitori statunitensi è iniziato con il modello Y9 Prime 2019 annunciato a maggio, ma il Mate 30 è il primo top di gamma.
Un portavoce ha dichiarato che l’azienda preferisce acquistare componenti da fornitori statunitensi, ma se ciò non sarà possibile Huawei dovrà trovare fornitori alternativi. È chiaro quindi che la decisione dell’amministrazione Trump causerà un danno economico per le aziende statunitensi (e probabilmente la perdita di posti di lavoro).
Al momento l’unico punto debole è rappresentato dal sistema operativo. Google non può concedere la licenza Android, quindi Huawei ha installato la versione open source (AOSP) con i suoi Huawei Mobile Services. Se il ban verrà confermato nel 2020, il produttore cinese utilizzerà il suo HarmonyOS.