Vari team di Huawei avrebbero assistito gli stati africani più o meno allo stesso modo in cui la società è stata ripetutamente accusata di aver favorito il governo cinese, nel monitoraggio dei cittadini.
Un rapporto sul Wall Street Journal suggerisce che gli agenti hanno supportato i governi dell’Uganda e dello Zambia nello spiare i loro oppositori politici. L’inchiesta non ha diffuso prove del fatto che ciò è in qualche modo correlato a Huawei e che i dipendenti agissero con o senza il beneplacito della compagnia, e quindi non possiamo sapere perché mai la multinazionale di Shenzen sia stata coinvolta.
Ad ogni modo, questo pare un ulteriore attacco partito da Washington e contro gli interessi di Pechino a livello di economia globale. Nella sua risposta, Huawei afferma che non ci sono evidenze che suggeriscano che parte della sua attrezzatura abbia svolto un compito di spionaggio, né che i team abbiano agito per conto delle autorità cinesi.
Curioso però andare nel dettaglio delle strategie. I tecnici che lavorano nel dipartimento di polizia dell’Uganda sembra siano stati in grado di decifrare i messaggi crittografati del rapper dissidente Bobi Wine. Huawei ha dichiarato categoricamente che non è mai stata coinvolto in attività di hacking, aggiungendo che i rapporti sono “infondati e imprecisi”:
La nostra indagine interna mostra chiaramente che Huawei e i suoi dipendenti non sono stati coinvolti in nessuna delle attività presunte. Non abbiamo né i contratti né le capacità per farlo.
Ad ogni modo, la situazione è da tener d’occhio, perché se le voci si rivelassero fondate o Huawei starebbe mentendo oppure ha una scarsa conoscenza di ciò che i suoi tecnici remoti sono in grado di compiere. Al momento, non è stata presa alcuna decisione in merito anche perché le indagini sono in corso ma è comunque un altro colpo alle ambizioni 5G mondiali del colosso cinese.