Giorno dopo giorno, Huawei diventa sempre più Apple. No, non è una dichiarazione priva di fondamenta, anzi. È evidente che il decreto esecutivo con cui gli Usa hanno creato una blacklist dei fornitori di tecnologia (ma non solo, si potrà estendere) che le compagnie nazionali devono evitare, abbia dato uno scossone forte al gigante di Shenzen, che ora è pronto a spiegare le ali.
Cosa vieterà a Huawei di ripercorrere la stessa, innovativa, strada calcata dalla Mela di Cupertino? Pensiamoci bene: i cinesi in oggetto hanno la tecnologia, hanno il know-how, hanno le tecnologie più avanzate al mondo per inventarsi quello che vogliono e, soprattutto, hanno gli yuan per farlo. Se fino a qualche mese fa sembrava impossibile, e francamente sciocco, che Huawei potesse fare a meno di Android, sempre sull’oltre l’80% di tutti gli smartphone attivi al mondo, oggi è una possibilità, quasi un augurio.
Del resto, arriviamo da un’era in cui sono sopravvissuti, per anni, sistemi operativi imbarazzanti, come Windows Mobile e altri incentrati sulle esigenze del business, BlackBerry OS ad esempio. Con l’esperienza che si ritrova, il sistema operativo che vedremo a bordo del Mate 30 e Mate 30 Pro, al netto di eventuali colpi di scena riappacificatori, non sarà una sorpresa per il mondo, tantomeno per gli utenti.
Come è chiaro, Trump sta dando a Huawei il principale motivo per slanciarsi nel mercato della tecnologia. Qualora fosse stato il gruppo cinese a voler rinunciare ad Android, avrebbe creato un disappunto generale e sollevato il dubbio che la mossa fosse indirizzata proprio a creare un ecosistema “di Stato”. E invece no: l’assist dell’ossigenato tycoon è di quelli che non si può sbagliare. Chapeu, good job, 好動.
E scommettiamo che Hongmeng OS, o come cavolo si chiamerà, taglierà di mezzo pure Android? Non sarà tra un anno, forse non tra cinque, ma riparliamone tra una decina, al massimo. Secondo recenti articoli pubblicati in patria, il sistema ha già ottenuto punteggi di benchmark fino a 60 volte superiori, in quanto a velocità, a quelli dell’ultimo Android. Probabilmente oltre la muraglia l’hanno sparata grossa ma non potremo dire il contrario prima di averci messo le mani sopra. E se il problema dovesse essere il Play Store, niente paura, App Gallery è già sul pezzo: un incremento globale del negozio digitale di app presente in Cina (dove le G apps sono vietate da quasi sempre) sarà realtà al lancio dell’OS. Gli sviluppatori, secondo voi, se ne fregano di creare applicazioni e giochi solo per i sistemi più diffusi o lavorano per guadagnare?
La seconda risposta, evidentemente. E se Huawei promettesse di ricoprire d’oro quelli decisi a lasciar perdere, o comunque a mettere in secondo piano, iOS e Android, secondo vi sarà qualcuno pronto a dire di no? Suvvia, il business è business e la cavalcata di Huawei, nuova Apple ex d’Oriente, è appena cominciata.
E allora…#BuongiornoUnCaffo