Il produttore cinese ha investito diversi milioni di dollari per creare un’alternativa ai servizi Google e incentivare lo sviluppo di app compatibili con i suoi HMS (Huawei Mobile Services). Huawei ha modificato il tradizionale modello di business per offrire maggiori possibilità di guadagno agli sviluppatori che pubblicano le app sullo store AppGallery. Intanto arriva una prima stima sul numero di smartphone che l’azienda di Shenzhen potrebbe vendere nel 2020.
Il governo statunitense ha inserito Huawei nella famigerata Entity List del Dipartimento del Commercio, in quanto considerato un pericolo per la sicurezza nazionale. A causa del ban imposto dall’amministrazione Trump, nessuna azienda degli Stati Uniti può avere scambi commerciali con il produttore cinese. Ciò implica l’impossibilità per Google di concedere la licenza Android. Ecco perché i recenti smartphone Huawei e Honor sono privi delle app Google, tra cui il Play Store. L’alternativa, ovvero gli Huawei Mobile Services, non ha lo stesso appeal dei Google Mobile Serives, per cui l’azienda cinese ha deciso di incentivare gli sviluppatori.
Il cosiddetto “revenue share” standard prevede il pagamento di una quota compresa tra il 70% e l’80% della somma ricavata dalle app. Huawei ha aggiunto una policy preferenziale temporanea che assegna percentuali maggiori agli sviluppatori. Per i primi 12 mesi verrà pagato l’85% della somma ricavata dai giochi e il 100% per tutti gli altri contenuti. Tali percentuali scendono all’85-90% nei successivi 12 mesi. La policy deve essere accettata entro il 30 giugno 2020.
Secondo le fonti di The Information, Huawei dovrebbe vendere tra 190 e 200 milioni di smartphone nel corso del 2020, ovvero circa il 20% in meno rispetto al 2019. Ciò è dovuto proprio all’assenza delle app Google più utilizzate nei mercati occidentali. Anche sulla prossima serie P40 non ci saranno i servizi Google.