L’era del 5G è alle porte e per spiegare al meglio quali siano i potenziali benefici legati all’avvento di queste nuove reti mobile, Huawei ha organizzato un Truck Roadshow dove toccare con mano la tecnologia e vederla in azione. In occasione della tappa di Roma abbiamo incontrato Fabio Moresi, Head of Wireless Marketing Italia di Huawei.
Suo il compito di illustrare le principali vie di sviluppo legate al 5G, i punti saldi attorno ai quali costruire nuovi prodotti, servizi e piattaforme. Anzitutto quello che viene definito Enhanced Mobile Broadband ovvero un aumento della velocità di trasmissione in downlink e in uplink. In altre parole, la portata del canale oggi delegato al 4G viene aumentata ed estesa.
Si parla poi di Ultra-Reliable Low Latency Communication: oltre a poter gestire più device grazie a un incremento della banda, viene innalzato il livello di affidabilità e al tempo stesso ridotta la latenza, spalancando così le porte all’avvento di innovazioni come quelle legate alla guida autonoma dove i tempi di risposta devono essere per forza di cose pressoché immediati. Lo stesso vale per l’impiego dei droni o per le soluzioni basate sulla robotica nell’automazione industriale. Questa è la vera rivoluzione rispetto al passato, poiché vengono abilitati servizi non gestibili dall’attuale rete mobile.
Infine, l’insieme delle Massive Machine-Type Communications racchiude tutto ciò che riguarda Internet of Things e Internet of Everything, implementando nuovi concept per i device e sensori controllabili da remoto legati all’utilizzo nell’industria e nelle città.
Automotive, industria e smart city
Per quanto riguarda in particolare le self-driving car, Huawei ha già siglato alleanze strategiche con Wolksvagen e Audi, mentre a livello industriale il gruppo ha stretto una partnership con Isotta Fraschini finalizzata alla manutenzione dei motori sulle imbarcazioni.
Focus anche sulle smart city: alcune applicazioni e diversi esperimenti sono già stati condotti basandosi sulle capacità delle reti LTE, sfruttando ad esempio la tecnologia Narrowband IoT, ma l’intenzione è quella di spingersi oltre. In tal senso, Huawei ha aperto di recente un Innovation Center a Catania in collaborazione con Telecom Italia, dove sviluppare applicativi per il business. Un’iniziativa che replica quanto fatto un paio di anni fa a Torino, con un focus allora sulla tecnologia.
Gli use case vanno dal controllo delle telecamere all’impiego di sensoristica. Questo, all’interno di una smart city, può trovare collocazione ovunque: dai semafori ai cestini per i rifiuti, fino ai tombini per gestirne la funzione o ai parcheggi per verificare se uno stallo è libero oppure occupato. Tutti questi dati vengono raccolti dai sensori, inviati a un centro per l’elaborazione e infine trasformarli in informazioni utili per un’amministrazione, un ente o per la collettività.
Abilitatore per l’innovazione
Tutto ciò senza dimenticare che questo ecosistema si apre al contributo di terzi: Huawei si propone come fornitore dell’infrastruttura, mentre all’operatore spetta il compito di offrire il servizio e di svolgere il ruolo di abilitatore per l’innovazione. Non a caso alcune delle iniziative messe in campo, come quella di Catania, sono rivolte a un territorio ricco di talenti e potenzialità legate all’universo accademico.
A questo scopo sono stati aperti gli X Lab, dove la lettera “X” sta a indicare “tutto”. Sono dei laboratori in cui sviluppare applicazioni e soluzioni ispirate alle competenze e alle esigenze di un territorio: in Germania si lavora molto, ha spiegato Moresi, sull’automotive, mentre ad esempio nel centro di ricerca milanese coordinato da Renato Lombardi ci si sta specializzando nella realizzazione di prodotti legati alle frequenze microwave.
A cosa servirà il 5G?
Questi alcuni use case: macchine connesse, droni volanti, robot, dispositivi medicali, realtà aumentata e virtuale. Nel caso di un drone, ad esempio, le fasi più delicate sono quelle legate al sollevamento da terra e all’atterraggio, mentre una volta che si trova in quota può anche regolare in modo autonomo la propria stabilità. Non è dunque importante quanti dati si possono inviare da o verso il drone, ma la velocità di trasmissione.
Dal punto di vista tecnico, nel 5G le antenne diventano molto più complesse: non si limitano più a svolgere un ruolo passivo, convertendo un segnale da cablato a wireless, ma dispongono di amplificatori e sistemi per indirizzare in modo molto più preciso e mirato il segnale. Lo si può capire meglio con una similitudine: è come passare da un faro che illumina tutto il palco all’occhio di bue che raggiunge esclusivamente e in modo selettivo l’attore.
Nella demo è stato mostrato come un drone, dotato di fotocamera per le riprese a 360 gradi e che genera più segnali video in contemporanea, sia in grado di trasmettere il flusso in modo ininterrotto e in alta definizione attraverso il Customer-Premises Equipment (CPE) presentato nei mesi scorsi da Huawei al Mobile World Congress di Barcellona e già in fase di sperimentazione in Italia, un dispositivo che comunica su reti 5G dotato di connessioni Ethernet e WiFi. Il risultato finale può essere osservato attraverso un visore per la realtà virtuale, in modo immersivo.
Il device è dotato di un chipset sviluppato da HiSilicon, società di Huawei. Al momento non è ancora adatto a un utilizzo domestico o privato, poiché le dimensioni non sono esattamente contenute e allo stato attuale si scalda rapidamente. Entro il prossimo anno, tuttavia, arriveranno soluzioni più compatte e ottimizzate.
Droni e Industria 4.0
Un altro scenario, sempre legato ai droni, è quello che vede un software remoto gestire direttamente il movimento dell’unità in volo, con latenze di pochi millisecondi. Nella sperimentazione condotta da Huawei a Bari e Matera si è già arrivati al di sotto della soglia dei 10 ms. Una tempistica di gran lunga inferiore rispetto alla reattività del pilota umano più esperto. Volendo guardare al futuro, lo stesso principio si potrà applicare a droni più grandi, con un maggior numero di rotori, anche destinati al trasporto delle persone o delle spedizioni. Le medesime innovazioni si possono applicare inoltre a tutto ciò che riguarda robotica e Industria 4.0, per rendere le unità impiegate sempre più versatili e adattabili a contesti differenti.
Si tenga conto, inoltre, che lo sviluppo della tecnologia dovrà essere necessariamente accompagnato da un adeguamento della normativa: restando in tema di dispositivi volanti, oggigiorno è necessario ottenere l’autorizzazione da parte dell’Enac per operazioni simili, ma nel tempo questo rischierebbe di rallentare od ostacolare l’innovazione. Sarebbe di fatto impossibile stabilire un piano di volo per ogni spostamento, chiedendo poi il via libera all’ente. Si dovrà dunque lavorare e collaborare con le autorità anche su questo aspetto.
5G: oltre la velocità
Per approcciare il 5G e comprenderne appieno le potenzialità è bene capire che non si tratterà di una semplice evoluzione del 4G, anche a livello di dispositivi: la rivoluzione si attuerà introducendo applicazioni fino ad oggi non concretizzabili, integrando i chipset in prodotti anche non utilizzabili direttamente dalle persone, dai medicali agli indossabili.
Lo sviluppo delle reti dovrà inoltre essere accompagnato da un perfezionamento delle tecnologie legate a intelligenza artificiale e cloud, in modo da centralizzare l’elaborazione delle informazioni rendendola maggiormente accessibile, anche in termini economici. In altre parole, il 5G porterà, sì, un incremento in termini di velocità e performance, ma in modo ancor più impattante fungerà da apripista per l’avvento di innovazioni fino ad oggi solo immaginabili.