Nel contesto di un’Italia in cui i guardiani della morale pubblica stanno per sferrare una nuova crociata contro il media elettronico (controvoglia al centro di una serie di eventi giunti sulle cronache dei tg nazionali), Eurispes e Telefono Azzurro consegnano i dati del 7° Rapporto Nazionale sulla condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza, «un contributo dal chiaro carattere scientifico […] che può fornire elementi utili per elaborazioni teoriche e per applicazioni pratiche che vogliano essere davvero efficaci per comprendere ed aiutare i bambini».
Nè il sito Eurispes, nè il sito del Telefono Azzurro mettono al momento a disposizione online documentazione relativa al Rapporto, pertanto l’analisi che segue rimane basata sul resoconto dei media nazionali. Come si vedrà, però, il tutto risulta essere viziato da un pregiudizio di fondo che emerge più dai numeri non detti che non dalle statistiche ufficiali risultanti.
Secondo il Sole24Ore «l’indagine è stata realizzata su 2.516 giovani (1.242 adolescenti appartenenti alla classe di età 12-19 anni e 1.274 bambini della fascia 7-11 anni) e indica come i bambini e gli adolescenti frequentano sempre più i luoghi in cui possono essere protagonisti e sono sempre più disinteressati ai luoghi che non li considerano soggetti attivi». Risulta essere quindi quasi una logica conseguenza il fatto che la tecnologia divenga parte integrante della vita quotidiana delle nuove generazioni (fermo restando un flusso culturale che da tempo indirizza da e verso i nuovi media).
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera «il 46,6% dispone di un computer nella propria stanza e naviga su internet il 48,2%. Ma il 24,9% dei bambini dice di essersi imbattuto in immagini sul web che lo hanno infastidito e il 20,5% dichiara di esser stato molestato in chat da persone adulte. Il 37%,5% dice di non aver mai incontrato fisicamente qualcuno conosciuto sulla rete, mentre tra coloro che ammettono l’incontro (20,5%) la maggior parte lo ha fatto da solo (8,7%), un numero inferiore accompagnato dai genitori (7,6%), da amici o fratelli (4,5%)». I dati sono tutti ovviamente utili ed interessanti, ma è evidente come un’analisi più approfondita offrirebbe uno spaccato diverso e di interesse ancora maggiore: quali tipi di molestie sono state subite online? Che tipo di incontri si sono avuti “offline”?
Il Corriere restituisce parallelamente i dati relativi all’uso del medium televisivo: «il 43,6% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni afferma di guardare la televisione da 1 a 3 ore al giorno; l’8,3% da 4 a 5 ore, il 6,6% più di 5 ore. I cartoni animati (89,1%) e i film (79%) sono i programmi più seguiti. Molto seguiti anche i reality show (43,1%). Il 51% dei bambini afferma di non guardare mai i programmi contrassegnati con il bollino rosso, il 23,5% lo fa in compagnia di persone adulte, il 16,1% anche da solo, il 7% con amici o fratelli». In questo caso non si parla di immagini in grado di arrecare offesa, dunque risulta impossibile un confronto analitico del mezzo televisivo con il medium elettronico.
I bambini sul web utilizzano soprattutto chat (32.7%), email (30.7%), giochi di ruolo (19.3%), forum (8.7%) e blog (5.3%); sulla rete vanno per giocare (54.9%), per cercare informazioni (52.6%) o per studiare (40.2%). Secondo La Stampa «la maggior parte dei ragazzi (68,6%) utilizza Internet senza controlli da parte di adulti o genitori». Nessun dato, però, fotografa parallelamente la presenza dei genitori durante le ore passate dai ragazzi di fronte alla tv.
Un dato emerge a lato: il 13.7% dei ragazzi non si connette mai ad internet: è questo il fardello di digital divide culturale che l’Italia dovrà portarsi ancora appresso con la nuova generazione in arrivo.
Nelle stesse ore è nuovamente la pedofilia a raccogliere i riflettori delle cronache: «tre arresti, nove perquisizioni e numerosi sequestri sono stati eseguiti stamani in Lombardia, Piemonte e Liguria […] nell’ambito di un’indagine contro la pedofilia e la prostituzione minorile […] L’operazione, denominata ‘Vicino ai bambini’, si è incentrata dapprima su un sito internet cui partecipavano gli indagati con lo scopo di scambiarsi immagini e filmati a contenuto pedofilo. Successivamente, con l’ausilio di numerose intercettazioni telefoniche, si è estesa all’accertamento di incontri di natura sessuale che avvenivano con minori». Si apprende però che gli arresti hanno fermato operatori a stretto contatto con i bambini: «uno era un educatore dell’infanzia, l’altro un massaggiatore sportivo del settore pulcini». Internet, in questo caso e per l’ennesima volta, è stato il semplice canale di scambio a misfatto ormai compiuto, nonchè lo strumento che ha permesso di scoprire peccato e peccatore protagonisti di queste tristi vicende.