L’istituto di ricerca nonprofit ‘Common Sense Media‘, in collaborazione con l’associazione educativa ‘Cable in the Classroom’, ha cercato di mettere a fuoco il punto di vista dei genitori sull’utilizzo di Internet da parte dei propri figli. La ricerca è stata condotta su di un campione di 411 genitori con figli di una età compresa tra i 6 e i 18 anni.
Il primo dato emerso è una certa preoccupazione da parte di un genitore su quattro per quanto riguarda il tempo trascorso dai propri figli online a discapito di attività all’aria aperta considerate decisamente più sane e salutari. Tre genitori su quattro hanno ammesso di essere alquanto perplessi su alcuni aspetti inerenti alla navigazione su Internet quali l’eccessivo bombardamento pubblicitario, l’esposizione a linguaggio spesso scurrile e la presenza di contenuti a carattere pornografico o eccessivamente violenti. A mostrare una maggiore apprensione sull’utilizzo del mezzo da parte dei propri figli sono state proprio le madri (o in alcuni casi le badanti di sesso femminile): l’80 percento di esse ritiene la registrazione di un proprio profilo personale online o la creazione di un sito (come ad esempio un blog o un account Neopets/MySpace) una operazione poco opportuna, contro il 65% dei padri.
Fortunatamente Internet non sembra costituire solamente una minaccia: quattro genitori su cinque ritengono la rete uno strumento capace di aiutare i propri figli negli studi mentre una buona parte di essi hanno accreditato ad Internet la capacità di aiutare i propri ragazzi a capire in maniera più approfondita gli eventi di attualità, ad esprimere la loro creatività e a connettersi con persone capaci di condividere i loro interessi.
La maggior parte dei genitori ha riferito di aver discusso ampiamente con i propri figli sul comportamento da adottare nella grande rete e di aver messo in pratica precauzioni atte a rendere il web adatto anche ai più piccoli. «I risultati ci suggeriscono che la maggior parte dei genitori è in grado di bilanciare i pericoli del web con i benefici», ha dichiarato il CEO di Common Sense James Steyer: «essi parlano ai loro figli sui problemi che potrebbero incontrare e si adoperano per rendere il web uno strumento utile».